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Borges a trent’anni dalla scomparsa. Una poesia mai scritta diventa virale in rete

A trent’anni dalla morte del grande scrittore argentino, riveliamo una curiosità su una poesia che da anni in rete gli viene attribuita pur non avendola mai scritta.
A cura di Redazione Cultura
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Borges con alcune ammiratrici
Borges con alcune ammiratrici

Trent'anni fa, esattamente il 14 giugno del 1986, fa ci lasciava per sempre Jorge Luìs Borges, probabilmente lo scrittore argentino più importante di sempre, nonché una delle figure più influenti della letteratura del XX secolo. A tal punto da meritarsi una parola tutta per lui. Oggi, infatti, si usa l'aggettivo "borgesiano" per definire un'idea dell'esistenza come menzogna, di opera contraffatta spacciata per veritiera, testimoniata dallo stesso Borges con le famose recensioni di libri immaginari o nelle biografie di personaggi inventati di sana pianta. La reinvenzione della realtà come unica possibilità di stare al mondo, insomma, cioè facendo letteratura.

Chissà, quindi, cosa avrebbe pensato l'autore di "Aleph" della costante reinvenzione della realtà che si realizza ogni giorno su internet, attraverso video virali, bufale di ogni genere e recensioni di luoghi inesistenti (nessuna di queste, per la verità, minimamente avvicinabili per capacità di immaginazione e senso della prosodia all'opera del bibliotecario argentino). Probabilmente molto male. E a ragion veduta.

Eppure è curioso (ma a ben pensarci anche inevitabile) che tra le tante citazioni del grande scrittore argentino circoli da tempo in rete, con ben diecimila occorrenze, una poesia dal titolo "Istanti", testo che Borges non ha mai scritto ma che tuttavia la finzione del web gli ha ormai attribuito, al punto da costringere Wikipedia a dedicare un'intera pagina alla ricostruzione dell'origine di questo errore storico, frutto probabilmente di un abile scherzo o di una sequenza di errori di attribuzione (la verità dei fatti non la sapremo mai) che a noi piace pensare come a una finzione in stile tipicamente "borgesiano". In realtà, la prima versione conosciuta di questo testo è opera dell'umorista e fumettista americano Don Herold e fu pubblicata sul Reader's Digest nel 1953 con il titolo "I'd Pick More Daisies" ("Raccoglierei più margherite"). Oltretutto il testo di Herold è stato scritto in prosa ed ha un tono decisamente meno crepuscolare della poesia falsamente attribuita al grande autore di Buenos Aires.

"Accettiamo facilmente la realtà, forse perché intuiamo che niente è reale" ha scritto Borges ne "L'immortale". In questa massima probabilmente risiede la ragione per cui il testo mai scritto e veicolata in rete a suo nome ha avuto così grande fortuna. Nel giorno in cui i lettori di tutto il mondo ricordano la figura del grande scrittore, poeta, saggista e bibliotecario argentino, val la pena ricordare anche questo curioso aneddoto, riportando il testo della poesia (peraltro bellissima) mai scritta da Jorge Luìs Borges.

ISTANTI

Se potessi vivere di nuovo la mia vita.
Nella prossima cercherei di commettere più errori.
Non cercherei di essere così perfetto, mi rilasserei di più.
Sarei più sciocco di quanto non lo sia già stato,
di fatto prenderei ben poche cose sul serio.
Sarei meno igenico.

Correrei più rischi,
farei più viaggi,
contemplerei più tramonti,
salirei più montagne,
nuoterei in più fiumi.

Andrei in più luoghi dove mai sono stato,
mangerei più gelati e meno fave,
avrei più problemi reali, e meno problemi immaginari.

Io fui uno di quelli che vissero ogni minuto
della loro vita sensati e con profitto;
certo che mi sono preso qualche momento di allegria.

Ma se potessi tornare indietro, cercherei
di avere soltanto momenti buoni.
Chè, se non lo sapete, di questo è fatta la vita,
di momenti: non perdere l'adesso.

Io ero uno di quelli che mai
andavano da nessuna parte senza un termometro,
una borsa dell'acqua calda,
un ombrello e un paracadute;
se potessi tornare a vivere, vivrei più leggero.

Se potessi tornare a vivere
comincerei ad andare scalzo all'inizio
della primavera
e resterei scalzo fino alla fine dell'autunno.

Farei più giri in calesse,
guarderei più albe,
e giocherei con più bambini,
se mi trovassi di nuovo la vita davanti.
Ma vedete, ho 85 anni e so che sto morendo.

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