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Bolzano: arrestato nel 2015, presunto pedofilo torna a guidare lo scuolabus

Arrestato e condannato per aver commesso diversi atti osceni nei confronti di ragazzine, un uomo è tornato alla guida dello scuolabus, il lavoro che gli aveva dato la possibilità di commettere quei reati. Protestano i genitori.
A cura di S. P.
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Dopo aver commesso diversi atti osceni nei confronti di ragazzine e per questo arrestato e condannato dal giudice a oltre tre anni di reclusione un uomo di cinquanta anni è tornato al suo vecchio lavoro come autista di scuolabus. La paradossale vicenda, che ha scatenato le proteste dei genitori, si sta verificando in Alto Adige. Tra le famiglie che hanno sollevato le polemiche ci sono anche quelle di tre adolescenti che lo scorso anno avevano denunciato l'autista della provincia di Bolzano. Il cinquantenne avrebbe inviato alle ragazzine oltre quattromila messaggi (lui sosteneva di averlo fatto per “semplice amicizia” ma alcuni contenevano foto delle parti intime): messaggi che inviava ogni mattina proprio quando prestava servizio sullo scuolabus. Ci sono inoltre dei precedenti che risalgono già al 2008, quando davanti a una ragazzina di 13 anni si era reso autore di atti di autoerotismo. Lo scorso luglio, dopo la richiesta del pubblico ministero bolzanino Donatella Marchesini di 5 anni e 4 mesi di reclusione, il giudice Emilio Schoensberg aveva ridotto la pena di un terzo (3 anni e 4 mesi) riconoscendogli le attenuanti generiche. Alle famiglie delle tre adolescenti offese aveva anche versato a titolo di risarcimento 60000 euro complessivi.

Dallo scuolabus aveva compiuto i suoi reati – “La cosa che fa più male è vederlo di nuovo alla guida dello scuolabus, a stretto contatto con delle ragazzine che hanno l’età delle nostre figlie quando ha cominciato a molestarle, segnando probabilmente per sempre la loro vita”, così la mamma di una delle vittime dell’uomo. Ma Andrea Grecchi, avvocato del presunto pedofilo, ha precisato che attualmente l’uomo ha solo l’obbligo di firma: “Per il resto è libero di tornare a lavorare, nessuno gliel’ha vietato. E comunque la condanna non è definitiva: stiamo attendendo il deposito delle motivazioni per impugnare la sentenza”.

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