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Gli estremisti di Boko Haram mettono in fuga l’esercito della Nigeria

Prosegue l’offensiva vittoriosa delle forze estremiste di Abubakar Shekau. Dopo aver dichiarato la creazione di uno Stato Islamico, l’organizzazione ha inferto nuove sconfitte all’esercito regolare. Crescono le preoccupazioni per il radicamento degli estremisti in Africa: lo spettro del califfato sempre più forte.
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L'offensiva delle forze estremiste di Boko Haram, in Nigeria, prosegue inarrestabile. Nelle scorse ore 480 militari delle forze regolari di Abuja, messi in rotta dai miliziani jihadisti, hanno dovuto abbandonare i posti di combattimento rifugiandosi nel vicino Camerun. L'evento che ha scatenato la fuga dei militari nigeriani è stato l'attacco, lanciato alle 5.30 di questa mattina, all'accademia militare di Gamboru Ngala presa d'assalto e conquistata dagli uomini fedeli al leader estremista Abubakar Shekau. Secondo le prime testimonianze, riportate dall'emittente britannica Bbc, i militari africani si sono uniti alle migliaia di persone che, nel corso degli ultimi mesi, hanno abbandonato il paese per rifugiarsi in Camerun e sfuggire così alle violenze commesse dai miliziani dell'organizzazione fondamentalista islamica nata nel 2002 per sconfiggere il malcostume occidentale (Boko Haram significa, in linguaggio Hausa dialetto della Nigeria settentrionale, “l'educazione occidentale è vietata”, mentre il nome vero e proprio del gruppo è “Jama'atu Ahlis Sunna Lidda'awati wal-Jihad”, che in arabo significa “Persone impegnate nella propagazione degli insegnamenti del Profeta e del Jihad).

L'esercito nigeriano, attraverso un comunicato ufficiale, ha smentito che si tratti di una fuga o di una diserzione di massa, spiegando che si tratti di un “ripiegamento tecnico” e di routine finalizzato a far equipaggiare le truppe impegnate sul fronte nord orientale. La ritirata strategica dei militari regolari (o secondo alcuni la vera e propria fuga delle truppe), rappresenta comunque l'ennesima vittoria sul campo della formazione estremista che dal 2009 miete vittime e successi strategici nel territorio nigeriano (si ricordino, tra gli altri episodi, l'attentato avvenuto nel dicembre 2010 alla periferia della Capitale dove persero la vita 80 persone e gli attacchi alla sede della polizia nigeriana di Abuja e al quartier generale dell'Onu avvenuti nel 2011).

Nonostante il governo guidato da Goodluck Jonathan abbia potenziato lo schieramento militare, portando nell'area dei combattimenti migliaia di uomini, coadiuvati anche da consiglieri dell'intelligence nordamericana, cinese, britannica e francese, sono crescenti i casi di ammutinamento e defezione tra le forze regolari. Questo perché, denunciano da tempo anche ufficiali dell'esercito, i miliziani di Boko Haram godono della schiacciante superiorità territoriale, organizzativa e persino di equipaggiamenti migliori. La settimana scorsa reparti dell'esercito si sono rifiutati di eseguire i pattugliamenti assegnati perché non armati a sufficienza, mentre nei giorni precedenti sono scese in strada le mogli dei militari in servizio nel Nord del Paese, chiedendo al governo il ritiro delle truppe o l'armamento adeguato dei militari, visto il crescente numero di vittime tra le forze regolari.

La vittoria dei miliziani di Shekau, giunge poche ore dopo l'annuncio della fondazione di un nuovo Stato Islamico nei territori controllati dall'organizzazione. In un lungo video, rilasciato domenica scorsa e della durata di 52 minuti, il capo della formazione islamista radicale ha ribadito non solo il controllo delle sue milizie in parti crescenti del paese, quali Gwoza – città conquistata ad agosto 2014 che, secondo l'ultimo censimento disponibile e risalente al 2006, conta 265mila anime e che ospita una delle due principali accademie di polizia dell'intero Paese –, ma la determinazione nel perseguire la creazione di uno stato indipendente fondato sul verso del Corano in cui si legge: “Chiunque non sia governato da quanto rivelato da Allah appartiene al popolo dei trasgressori” (Sura al-Maida 5:44).

Abubakar Shekau nonostante i complimenti e l'ammirazione espressa per le vittorie ottenute dai jihadisti operativi in Siria e Iraq non ha chiarito, tuttavia, se la sua organizzazione abbia legami diretti con quella guidata da Abu Bakr al-Baghadi in Mesopotamia o se siano due entità completamente indipendenti. E se al momento mancano prove a sostegno della possibile cooperazione tra i jihadisti africani e quelli mediorientali, sembra ragionevole ipotizzare che l'aver scelto lo stesso nome per la creazione dello Stato Islamico nigeriano, per ora più sulla carta e a fini propagandistici che nella realtà, mostri in ogni caso una linea di continuità con quanto stia avvenendo ore in Medio Oriente. Nel caso di Boko Haram, così come di altre organizzazioni islamiste, sono molti gli Imam e gli studiosi del Corano che bollano come incoerenti, distorte e mendaci le interpretazioni dei testi sacri fornite dai miliziani per giustificare violenze e massacri (come il rapimento delle duecento ragazze in età scolare, avvenuto ad Aprile a Chibok, località poco distante da Gwoza, e che secondo quanto affermato dallo stesso Shekau sarebbero state già destinate alla vendita).

L'escalation di violenze in Nigeria, così come in altre realtà come quella libica ad esempio, mostra che le organizzazioni fondamentaliste operanti su vari fronti a livello internazionale godano oggi più che mai di grandi quantità di danaro e di risorse umane ingenti, tali da poter sostenere campagne militari di lunga durata e vasta portata.

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