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Boicottano test Invalsi, 25 studenti sospesi a Pisa

Gli studenti sarebbero stati accusati di “danno alla proprietà pubblica” per aver cancellato il codice identificativo sui fogli delle prove Invalsi. Denuncia di Sel: “Il vero danno lo sta facendo il governo Renzi”.
A cura di Susanna Picone
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Come tantissimi loro coetanei, lo scorso 12 maggio, hanno deciso di boicottare le contestatissime prove Invalsi per protestare contro la riforma della scuola in discussione al Parlamento e per questo venticinque studenti dell’istituto Santoni di Pisa sono stati sospesi dalla preside. Studenti che sono stati sospesi perché accusati di “danno alla proprietà pubblica” per aver cancellato il codice identificativo sui fogli delle prove. La denuncia – ricostruisce il Corriere – è arrivata dal coordinatore di Sel, Nicola Fratoianni, il quale ha presentato un’interrogazione parlamentare. “Il vero danno alla proprietà pubblica – ha detto Fratoianni – lo sta facendo il governo Renzi con il disegno di legge sulla scuola. È il governo che andrebbe sospeso”. Ma non solo a Pisa alcuni studenti rischiano di finire nei guai: sono stati tanti, infatti, coloro che in tutta Italia lo scorso 12 maggio hanno boicottato le prove Invalsi e tanti coloro che lo hanno fatto mostrando la loro “protesta” sui social network. Le prove Invalsi sono state boicottate anche nella scuola in provincia di Firenze in cui insegna Agnese Renzi, la moglie del premier.

Rischierebbe, tra gli altri, la sospensione anche uno studente dell’istituto Serpieri di Bologna. A comunicarlo è stato il Collettivo autonomo studentesco (Cas) su Facebook: il collettivo parla di “preside-sceriffo” e scrive che “per uno studente dell’istituto, militante nel Cas e attivo nella propria scuola nella creazione di discussione e mobilitazione politica è stato convocato dal preside un consiglio straordinario”. Nel comunicato del Cas si legge che lo scopo del consiglio straordinario “sarebbe giudicare e decidere se punire questo studente, la cui unica colpa sarebbe quella di aver boicottato i test Invalsi togliendo il codice identificativo e scrivendoci sopra frasi di protesta”. Una forma di protesta, secondo il Cas, “contro un modello di test a crocette che sminuisce il pensiero critico di alunni e insegnanti, educa i giovani a un’impostazione mentale da azienda, introduce una meritocrazia che penalizza chi ha grossi problemi per premiare solo chi è già bravo”.

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