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Boeri: “Abbiamo sempre più bisogno di migranti per finanziare il nostro sistema sociale”

“Gli immigrati regolari versano 8 miliardi l’anno di contributi e ne ricevono 3 di pensioni”, ha spiegato il presidente dell’Inps Tito Boeri sostenendo che c’è “sempre più bisogno di migranti che contribuiscano al finanziamento del sistema di protezione sociale”.
A cura di Stefano Rizzuti
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Gli immigrati regolari versano ogni anno 8 miliardi di contributi sociali e ne ricevono 3 in termini di pensioni e altre prestazioni sociali, con un saldo netto di circa 5 miliardi per le casse dell’Inps”, afferma il presidente dell’istituto di previdenza, Tito Boeri, durante un’audizione alla commissione parlamentare d’inchiesta sul sistema di accoglienza dei migranti. “Abbiamo calcolato che sin qui gli immigrati ci hanno regalato circa un punto di Pil di contributi sociali a fronte dei quali non sono state erogate loro delle pensioni”, spiega Boeri.

Ogni anno questi contributi a fondo perduto degli immigrati valgono circa 300 milioni di euro di entrate aggiuntive nelle casse dell’Inps, secondo i dati presentati oggi da Boeri. “Certo – aggiunge – a fronte di questi contributi netti vi saranno un domani delle prestazioni, gli immigrati di oggi faranno parte dei pensionati di domani. Ma è anche vero che in molti casi i contributi previdenziali degli immigrati non si traducono poi in pensioni”. Boeri aveva già sottolineato l’importanza dei migranti per il sistema previdenziale italiano sostenendo che chiudere le frontiere volesse dire avere 73 miliardi in meno di entrate nei prossimi 22 anni.

“Abbiamo sempre più bisogno di migranti che contribuiscano al finanziamento del nostro sistema di protezione sociale”, sostiene Boeri aggiungendo che questo avviene proprio nel momento in cui “aumenta tra la popolazione la percezione di un numero eccessivo di immigrati”. Secondo Boeri, l’Italia “ha bisogno dei contributi degli immigrati regolari per mantenere in equilibrio il sistema pensionistico”. Il presidente dell’Inps ha presentato, durante l’audizione, uno studio con cui è stata valutata una stima di costi per oltre 37 miliardi nel 2040 in caso di azzeramento dei permessi di lavoro per lavoratori stranieri. “Il nostro paese ha chiuso molti canali di ingresso regolare nel mercato del lavoro, mentre sta attraendo un crescente numero di rifugiati ed immigrati irregolari”. Dallo studio emerge che ad aiutare il sistema italiano è il fatto che gli immigrati che arrivano sono giovani e lontani dall’età pensionabile: l’80% dei permessi di soggiorno viene concesso a stranieri con meno di 35 anni mentre la quota di under 25 che versano contributi all’Inps è passata dal 27% del 1996 al 35% del 2015.

Boeri ha affrontato anche il tema della fuga dei giovani dal nostro paese, spiegando che “sembra difficile ipotizzare che la fuga dei giovani possa essere dovuta alla competizione sul mercato del lavoro con gli immigrati” perché i migranti che entrano nel mercato del lavoro “sono nella maggior parte dei casi a bassa qualifica”, mentre la percentuale di italiani non laureati “che scelgono di emigrare per motivi economici si è dimezzata tra il 2007 e il 2015”. Il presidente dell’inps ha sottolineato che i migranti sono “fortemente sovrarappresentati” nelle categorie degli operai, una “concentrazione che si è rafforzata nel tempo”. Gli italiani, invece, “non fanno più quei lavori: gli unici settori dove i migranti sono sovrastimati sono costruzione, alberghi e ristorazione”. Inoltre, “esiste un gap salariale tra migranti e nativi di circa il 15% a sfavore dei migranti”.

Un lavoratore in nero su tre in Italia è clandestino, secondo i dati delle ispezioni di vigilanza Inps nel periodo 2013-2015 illustrati da Boeri durante l’audizione. Secondo cui il “confronto pubblico dovrebbe incentrarsi su come inserire gli immigrati stabilmente nel nostro mercato del lavoro regolare. L’integrazione nel mercato del lavoro contribuirebbe anche a migliorare la percezione che gli italiani hanno degli immigrati”.

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