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Bimba diabetica morta sul barcone e gettata in mare, arrestati 3 scafisti

Sono stati arrestati i presunti scafisti del barcone su cui ha perso la vita la bimba siriana affetta da diabete e lasciata senza insulina. A gettare in mare lo zainetto col farmaco sembra però non siano stati gli scafisti ma i trafficanti che hanno organizzato il viaggio.
A cura di Susanna Picone
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Sono stati individuati e arrestati i presunti scafisti dello sbarco di due giorni fa al porto di Augusta, quando sono arrivati sulle coste siciliane 320 migranti tra cui anche i familiari della bambina diabetica siriana morta in mare perché le avevano gettato lo zainetto contenente l’insulina. In manette tre egiziani finiti nel carcere di contrada Cavadonna ai quali è stato contestato solo il reato di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina ma non quello di omicidio. Non è stato possibile contestare altri reati perché, come hanno dichiarato gli stessi genitori della bambina siriana, sono stati i trafficanti in Egitto a gettare in mare lo zainetto con l'insulina condannando a morte la piccola, e non gli scafisti. A raccontare la terribile storia è stato il padre della bambina, che ha anche avuto il triste compito di lasciare andare il corpo senza vita della figlia in mare.

Il drammatico racconto del padre della bambina – La bambina aveva dieci anni ed era malata di diabete: si era imbarcata con i suoi cari su un barcone diretto verso le coste italiane per fuggire dalla Siria in guerra. Su quel barcone c’erano oltre trecento persone, ed evidentemente gli organizzatori del viaggio hanno deciso di fare spazio buttando in mare un po’ di bagagli. E così hanno buttato via anche lo zainetto della bambina in cui c’erano le fiale di insulina che sarebbero servite alla piccola durante il viaggio in mare. Il padre ha detto di essersi opposto con ogni forza per riavere quello zainetto, ma che tutto è stato inutile. Senza il farmaco vitale la bimba è entrata in coma diabetico e nessuno ha potuto far nulla per lei. Il padre, un uomo di 48 anni, ha detto che dinanzi al cadavere della bambina ha chiamato al telefono l'Imam affinché le porgesse l'estremo saluto recitando una preghiera. Poi ha abbandonato il cadavere in mare, mentre il barcone continuava a viaggiare verso la Sicilia. L’uomo ha raccontato tutto in lacrime al sostituto commissario di Siracusa Carlo Parini, che coordina il gruppo interforze di contrasto all'immigrazione presso la procura locale.

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