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Bimba di sei anni bocciata in prima elementare. I genitori ricorrono al TAR

Può una bambina di sei anni venir bocciata in prima elementare? A quanto pare sì. Accade a Ischia, dove i genitori della piccola accusano la scuola di averla abbandonata al proprio destino; ma dall’istituto replicano: una bocciatura «benefica», una possibilità di imparare meglio.
A cura di Biagio Chiariello
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Il primo impatto con la scuola non è stato dei migliori per un bimba di sei anni di Lacco Ameno (Ischia). La piccola A. (non riveliamo il nome completo per tutelarne la privacy) è stata infatti bocciata in prima elementare. La storia è diventata subito un caso: da una parte i genitori che accusano la scuola di aver lasciato la bambina sola al proprio destino, addirittura di averla relegata "in fondo alla classe" invece di "assegnarle un insegnante di sostegno" afferma la mamma della piccola, Maria, dipendente insieme al marito di un albergo di Ischia; dall'altra è lo stesso istituto scolastico ad affermare che la bocciatura è stata decretata "per il suo bene", dal momento che A. aveva alcune insufficienze sulla sua pagella, in particolare in italiano e matematica (non sapeva ancora leggere e scrivere e a volte non riusciva a contare fino a 5).

La scuola ci ha abbandonati,  mi hanno detto che la piccola non sapeva tutte le lettere, tutti i numeri (e non è vero perché sa contare fino a 20) e non sapeva leggere bene, ma non ci hanno informati della possibile bocciatura. Ma la cosa più triste è stata quella di aver dovuto dire alla piccola la verità, quando ha chiesto ‘papa sono stata promossa?’ Le abbiamo detto la verità ma io e mio marito ci siamo messi a piangere.

Inoltre la signora Maria afferma che la bambina ha dei problemi, motivo per il quale andava aiutata da un insegnante di sostegno. In tal senso la piccola avrebbe fatto anche un visita psicologica all'Asl. "Il medico non ha riscontrato handicap o altri problemi – ha replicato la dirigente del plesso scolastico Maria Chiara Conti – e questo ci ha impedito di disporre per lei un’insegnante di sostegno che, quindi, non le spettava". Ma i genitori della piccola A. chiedono giustizia e sono disposti ad andare avanti sino in fondo per ottenerla. “Presenteremo un ricorso al T.A.R., vogliamo giustizia” ha esclamato con forza la mamma.

L'episodio ricorda un vicenda analogo avvenuto nel 2008 all’istituto Giovanni XXIII di Vicenza. In quel caso i bambini bocciati furono ben due. Gli insegnanti decisero che non esistevano “i presupposti per il recupero e che il tempo di maturazione dei due bambini richiedeva più tempo rispetto ai coetanei”.

Un caso delicato quello delle vicissitudini scolastiche dei primi anni, che possono aver conseguenze fatali anche sulla psiche del figlio. Va ricordato che la legge 170 del 2010, all’articolo 2 prevede che nei casi di persone con DSA sia assicurato il diritto all’istruzione e "favorito il successo scolastico, anche attraverso misure didattiche di supporto, garantire una formazione adeguata e promuovere lo sviluppo delle potenzialità". E che inoltre vengano "ridotti i disagi relazionali ed emozionali" e, soprattutto, "adottate forme di verifica e di valutazione adeguate alle necessità formative degli studenti". Al Tribunale amministrativo regionale ora spetterà stabilire se e in che misura tutto questo per A. è stato fatto.

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