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Biella, 33 furbetti del cartellino: i colleghi timbravano e loro andavano in sala giochi

Secondo la Procura, i dipendenti indagati delegavano la timbratura del badge a colleghi compiacenti, mentre loro se ne andavano a fare sport o a fare la spesa. Devono rispondere dei reati di truffa ai danni dello Stato, peculato e falso.
A cura di Biagio Chiariello
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Sono trentatré, tra cui un funzionario. Sono tutti dipendenti del comune di Biella, indagati dalla Procura locale per truffa a danno dello Stato, peculato e falso. Secondo l’accusa si assentavano "sistematicamente ed ingiustificatamente" dal lavoro, delegando alla timbratura del badge i colleghi compiacenti e utilizzando automezzi di proprietà comunale per commissioni personali e, comunque, per svolgere attività non connesse al servizio, anche ludica (es. frequenza sale giochi, attività sportiva). Le indagini dei carabinieri proseguono e l'inchiesta, secondo quanto appreso, "potrà essere oggetto di ulteriori sviluppi". Indagine scattata lo scorso aprile, dopo alcune anomalia riscontrate sul conto di un dipendente da parte dell'amministrazione, e proseguita con l'utilizzo  di intercettazioni telefoniche e video sistemati vicino i lettori badge installati all'ingresso di due sedi del Comune di Biella. Per loro è stato anche deciso il divieto di dimora nello stesso Comune.

E ci sono le prime reazioni : "Se saranno accertati gli illeciti ipotizzati dalla procura, i furbetti del cartellino scoperti a Biella dovranno risarcire i cittadini per i danni loro arrecati" dice il Codacons. "Si tratta di reati che, se confermati, avrebbero ripercussioni dirette per gli utenti – spiega il presidente Codacons, Carlo Rienzi – Il danno per i cittadini è duplice: da un lato i servizi resi dall'ente pubblico dove lavoravano i 33 dipendenti hanno subito un peggioramento a causa dell'assenza ingiustificata dei lavoratori dagli uffici, dall'altro vi è uno spreco di soldi pubblici, in quanto i dipendenti infedeli percepiscono stipendi senza lavorare".

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