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Berlusconi torna alla carica: “Vinciamo a Milano e poi ci riprendiamo il Paese”

Il leader di Forza Italia arringa i suoi: “Da Milano partirà la nostra sfida a Renzi”. Ma nel partito è ancora scontro fra le correnti.
A cura di Redazione
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L’obiettivo è quello di provare a ricostruire il partito, ricomponendo i dissidi fra le correnti e ripensando una piattaforma politica in grado di attrarre quel voto moderato che, alle ultime elezioni europee, si è schierato in modo compatto con il Presidente del Consiglio Matteo Renzi. Un percorso per nulla semplice, quello immaginato da Silvio Berlusconi, che però si gioverà di una tappa simbolica: le elezioni per il rinnovo dei consigli comunali del 2016 nelle grandi città e a Milano in particolare. È lo stesso Cavaliere, intervenendo telefonicamente all’appuntamento politico di Forza Italia Roma (organizzato da Antonio Tajani), a dire chiaramente che “nel 2016 dovremo riconquistare Palazzo Marino con un candidato sindaco che sarà la sintesi della nostra storia” e ripartire da Milano “dove tutto è iniziato”.

Dal capoluogo lombardo partirà la riscossa del centrodestra, spiega Berlusconi, con una “sfida alla sinistra che cambia facce ma mai sostanza”, come testimonia la gestione di Renzi “un uomo che sta dimostrando che la sinistra pensa solo a occupare il potere a qualunque costo”. Se dunque la sfida per il 2016 è chiara, molto meno comprensibile è l’atteggiamento che Forza Italia terrà alle imminenti elezioni regionali, con Berlusconi che non ha sciolto il rebus delle alleanze (e non ha ancora incontrato né Salvini né Alfano). Un problema emerso anche nel corso della successiva discussione, con i fedelissimi del Cavaliere (Toti e Gelmini su tutti) che hanno provato a spiegare come sia possibile superare gli ostacoli alla riproposizione di una “larga alleanza” con Lega ed NCD e come al contempo sia necessario proseguire sulla linea dell’opposizione al Governo Renzi. Una linea che non convince una porzione consistente del partito, da Fitto (che non era presente) a Romani, che ha invitato a mettere da parte l'ottimismo di facciata e a prendere atto dei tanti problemi del partito.

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