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Berlusconi: “Nulla in comune con Renzi. Grillo? Usa frasi di Hitler, è una constatazione”

Il Cavaliere in una lunga intervista al Foglio ribadisce: “Quando ho spiegato che Grillo ripeteva molte parole d’ordine di Adolf Hitler, non era affatto un’esagerazione polemica, era una constatazione tecnica. Il fatto che poi i grillini nelle istituzioni si siano rivelati inconcludenti, contraddittori e del tutto incapaci non deve tranquillizzare. Aumenta il pericolo, non lo diminuisce”.
A cura di Redazione
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In occasione del ventesimo compleanno de Il Foglio, Silvio Berlusconi ha ripercorso le tappe della sua lunga carriera politica, con una articolata intervista nella quale non si è sottratto ad alcune considerazioni su temi di strettissima attualità. Molto interessanti appaiono alcune valutazioni sull’operato del presidente del Consiglio Matteo Renzi e sul “posizionamento politico” del Partito Democratico.

“Sento dire spesso che Renzi si ispirerebbe in qualche modo a Forza Italia, se questo è vero, allora devo dire che l’imitazione non gli è riuscita bene”, attacca il Cavaliere, che aggiunge: “Renzi con noi non ha nulla in comune, se non una cosa: la consapevolezza che il vecchio linguaggio della politica ha stancato gli italiani. Ma di fronte a questo noi abbiamo scelto la strada della concretezza, della chiarezza, della realtà. Lui, quella delle battute, dell’arroganza, degli annunci. Per il resto, Renzi è un democristiano di sinistra nell’accezione peggiore del termine: somiglia più a Ciriaco de Mita che ad Aldo Moro. La sua è la versione 2.0 della vecchia teoria enunciata nel Gattopardo: bisogna che tutto cambi affinché non cambi nulla”.

Ma è molto interessante anche il giudizio che Silvio Berlusconi riserva al Movimento 5 Stelle e a Beppe Grillo in particolare:

Grillo nasce dalla pericolosa sintesi di stati d’animo diversi: i rimasugli della sinistra “antisistema”, l’invidia per chi ha avuto successo nella vita e la ricorrente voglia di jacquerie, di rivolta contro tutto e contro tutti, senza un obiettivo chiaro che non sia la distruzione. Da questo cocktail di ideologia, di giustizialismo e di ribellismo sono nati nel 20° secolo movimenti pericolosissimi. Quando ho spiegato che Grillo ripeteva molte parole d’ordine di Adolf Hitler, non era affatto un’esagerazione polemica, era una constatazione tecnica. Il fatto che poi i grillini nelle istituzioni si siano rivelati inconcludenti, contraddittori e del tutto incapaci non deve tranquillizzare. Aumenta il pericolo, non lo diminuisce.

C’è infine spazio per una promessa: “Francamente non mi sento pronto per i libri di storia. Me ne occuperò quando avrò vinto definitivamente la battaglia per la democrazia e per la libertà. E questo accadrà quando in Italia la rivoluzione liberale sarà davvero compiuta. Come vede, c’è tempo”.

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