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Berlusconi assolto, Cruciani: “Hanno processato le scop***, se lo sono preso in quel posto”

Silvio Berlusconi è stato assolto in appello nel caso Ruby. Poco dopo la lettura della sentenza, Giuseppe Cruciani ha detto la sua su Twitter. Senza mezzi termini, il giornalista ha commentato: “Hanno processato le scop***, se lo sono preso in quel posto.”
A cura di Daniela Seclì
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Da alcune ore, ormai, non si parla d'altro. Dopo essere stato condannato a sette anni in primo grado per il caso Ruby, Silvio Berlusconi è stato assolto in appello. Pian, piano si stanno facendo sentire le voci di coloro che lo hanno sempre sostenuto. Prima tra tutte, la sua compagna Francesca Pascale che tra speranza e tensione, ha atteso il verdetto ad Arcore. A Fanpage.it ha dichiarato:

"È il giorno più bello della mia vita, ho pianto come una bambina. Giustizia è fatta."

Giuliano Ferrara, invece, ha commentato: "La farsa è terminata." 

Giuseppe Cruciani: "Se lo sono preso in quel posto"

Il giornalista non ha mai fatto mistero, circa le sue perplessità sul processo che riguardava Silvio Berlusconi. A pochi minuti dalla sentenza, ha voluto condividere il suo pensiero sul suo profilo Twitter. In maniera abbastanza esplicita e senza usare mezzi termini, il conduttore del programma radiofonico "La zanzara" ha detto la sua, scrivendo:

"Hanno processato le scop***, se lo sono preso in quel posto."

Il commento di Silvio Berlusconi

Mentre chi è sempre stato dalla sua parte, fa quadrato attorno a lui, arrivano anche le parole del diretto interessato. In una nota, Silvio Berlusconi ha dichiarato:

“Sono profondamente commosso: solo coloro che mi sono stati vicini in questi anni sanno quello che ho sofferto per un’accusa ingiusta e infamante. Per questo il mio primo pensiero oggi va ai miei affetti più cari, che hanno sofferto con me anni di aggressione mediatica, di pettegolezzi, di calunnie, e che mi sono stati accanto con serenità e affetto ineguagliabili. Un pensiero di rispetto va poi alla Magistratura, che ha dato oggi una conferma di quello che ho sempre asserito: ovvero che la grande maggioranza dei magistrati italiani fa il proprio lavoro silenziosamente, con equilibrio e rigore ammirevoli."

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