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Beppe Grillo: “La TASI è più alta dell’Imu, una beffa per le famiglie”

Dal blog Grillo critica il Governo e rilancia la sua proposta: “Tuteliamo la prima casa, anche la Corte di Cassazione ci ha dato ragione”.
A cura di Redazione
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Come vi stiamo raccontando, in questi giorni milioni di italiani stanno regolando i loro conti per quel che concerne la Tasi, la nuova tassa sui servizi indivisibili che in parte ha sostituito l'Imu (ricorderete le tante polemiche e le continue correzioni in corsa dei Governi Monti e Letta). Come mostrano i dati, in molti casi il tributo supera quello della vecchia Imu (le cause sono diverse e solo in parte rispondono alla scelta degli enti comunali): questione che sta rappresentando una buona occasione per le opposizioni parlamentari per attaccare la linea del Governo in tema di fisco e sostegno alle famiglie.

Poche ore fa, è stato Beppe Grillo a tornare sull'argomento ricordando le tante promesse del Governo Renzi e le battaglie del Movimento 5 Stelle: "Sin dall'inizio della legislatura il M5S ha portato avanti come punto qualificante la tutela della prima casa. E ora arriva la beffa che per le famiglie più indigenti la TASI è più alta dell'IMU. Questa è la giustizia sociale del governo de sinistra con i voti del pregiudicato". Con un post dal titolo "La prima casa non si tocca", il capo politico del Movimento 5 Stelle ricorda poi la bocciatura delle proposte dei parlamentari grillini che intendevano tutelare la prima abitazione da Equitalia e rilancia la polemica con l'esecutivo:

Qualche mese fa, durante la discussione in commissione del decreto 80 euro, il M5S presentò due emendamenti a prima firma Vacciano e Molinari. Si tentava di porre un argine alla spietata e invasiva azione di pignoramento di Equitalia in una congiuntura economica di crescente disagio sociale, tutelando il cittadino debitore. Gli emendamenti prevedevano l'impignorabilità della prima casa, estendendo la disciplina già introdotta dal decreto del Fare (9 agosto 2013) anche a quei pignoramenti già in fase di esecuzione prima dell'entrata in vigore della legge stessa.

Si trattava di un principio di buonsenso perché nessuno rimanesse indietro e i disastri di un sistema a trazione neoliberista fossero almeno mitigati a difesa dei diritti essenziali.

Inutile dire che gli emendamenti furono dichiarati inammissibili dalla maggioranza.

A breve distanza da quei fatti, una sentenza della Corte di Cassazione del 13 maggio 2014 (terza sezione civile) premia di fatto i nostri emendamenti non ammessi alla prova del voto, ordinando di cancellare quei procedimenti di pignoramento ancora attivi quando il decreto del Fare fu approvato, nel caso in cui l'abitazione in questione fosse la prima e unica di proprietà del debitore.

Non bastasse questo, un terzo emendamento del M5S voleva estendere la disciplina dell'impignorabilità a danno anche degli istituti di credito e agli intermediari finanziari (non solo di Equitalia) e comprendendo nella norma anche i beni mobili e immobili delle imprese se necessari all'attività produttiva. Tutela delle abitazioni civili e delle imprese quindi, una costante dell'azione 5 stelle.

Anche questo emendamento fu dichiarato inammissibile, senza ulteriori spiegazioni.

Un'altra sentenza, in questo caso della Corte di Giustizia Europea, ha impedito alle banche e alle finanziarie che abbiano stipulato contratti con i clienti provvisti di clausole abusive quantomeno il pignoramento sulla prima casa.

Si dimostra una volta di più, perciò, che la maggioranza preferisce mortificare le iniziative a 5 stelle piuttosto che approvare misure a tutela dei cittadini e delle imprese. L'azione del M5S, in questo caso, è stata sostenuta dalla giustizia nazionale e internazionale e ha dato buon esito, ma non sempre è così e provvedimenti virtuosi sono regolarmente cestinati solo perché firmati dall'unica opposizione.

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