Basta segretezza sui farmaci letali: giudice americano rinvia 8 condanne a morte
Hanno il diritto di sapere cosa li ucciderà e, perciò, l'esecuzione capitale sarà rinviata. Questa la tesi alla base del rinvio della condanna a morte in Arkansas di otto detenuti ordinato dal giudice Wendell Griffen. Il magistrato statunitense ha accolto il ricorso dei detenuti, che hanno contestato la normativa che permette alle autorità di non rendere note le sostanze usate nelle soluzioni delle iniezioni letali. Il giudice ha dato loro ragione, disponendo il rinvio dell'esecuzione inizialmente prevista per il 21 ottobre. La segretezza delle sostanze mortali, secondo un legale di uno degli otto condannati, accresce anche il rischio di sottoporre il detenuto a sofferenze eccessive. Un'eventualità che era stata la motivazione con la quale lo stesso giudice Griffen aveva ordinato il rinvio di altri nove condannati nel 2014, sottoposti al rischio di "punizioni crudeli", espressamente vietate dall'ottavo emendamento della Costituzione degli Stati Uniti ("Non si dovranno esigere cauzioni eccessivamente onerose, né imporre ammende altrettanto onerose, né infliggere pene crudeli e inconsuete").
Fu proprio nel 2014 che un'iniezione letale causò un'agonia di tre quarti d'ora, mentre è più recente la notizia di un'altra soluzione mortale errata. In questo caso si sta ancora valutando se la composizione dell'iniezione abbia o meno causato inutili sofferenze. Entrambe le esecuzioni furono eseguite in Oklahoma e hanno rilanciato un vecchio dibattito circa l'efficacia dell'iniezione letale (oltre che dell'opportunità della pena di morte). Ad oggi le autorità statunitensi stanno già incontrando difficoltà a reperire dalle aziende europee i farmaci mortali. Un rifiuto, quello opposto dalle case farmaceutiche, che potrebbe crescere con la caduta del muro della segretezza sulla composizione delle soluzioni letali.