5 CONDIVISIONI
video suggerito
video suggerito

“Basta con i furbi del made in Italy? O importiamo il grano o chiudiamo”

Un terzo dei prodotti alimentari ha ingredienti stranieri, ha sottolineato qualche giorno fa il presidente di Coldiretti. La risposta di Riccardo Felicetti, presidente dei pastai di Aidepi: “Solo propaganda. O così o si chiude”.
A cura di B. C.
5 CONDIVISIONI
Immagine

Qualche giorno fa il presidente di Coldiretti Roberto Moncalvo ha detto al Corriere della Sera che un terzo dei prodotti alimentari nostrani ha ingredienti stranieri: prosciutti venduti come italiani ma provenienti da maiali allevati all’estero, pasta ottenuta da un grano coltivato fuori dai confini, succo di pomodoro cinese all’olio di oliva tunisino. Il marchio però è sempre lo stesso: "made in Italy". Sulla questione è intervenuto oggi Riccardo Felicetti, presidente dei pastai di Aidepi, l’associazione imprenditoriale di settore, che ha sottolineato come l'intervista di Moncalvo sia "solo propaganda". Per Felicetti le irregolarità vanno punite, "ma se compro grano all’estero, lo tratto in Italia e lo utilizzo per la pasta, questa è tutta un’altra storia".

E semplice: o importiamo grano dall’estero o chiudiamo i pastifici. La produzione italiana non è sufficiente a soddisfare i volumi di pasta,essendo noto che dobbiamo approvvigionarci all’estero nella misura del 30% 40% a seconda delle annate. E poi non tutto il grano italiano ha la qualità sufficiente".

Al vaglio c'è la possibilità di informare i consumatori sull’origine della materia. "La nostra materia prima – specifica il presidente di Aidebi – è la semola di grano duro ed è italiana. Ma determinare l’origine dei grani che compongono la semola è complesso e resta il fatto che la qualità della materia prima non può essere determinata dalla sua provenienza. Non è l’origine del grano a determinare la qualità del prodotto o il successo di un’azienda, ma il ‘saper fare' dell’azienda stessa".

Stiamo collaborando con la Commissione europea per armonizzare a livello comunitario le legislazioni, non dipende solo da noi ed è una questione che non riguarda solo l’Italia. Ci stiamo lavorando, ma mentre ci lavoriamo, sentiamo certe dichiarazioni che ci fanno male perché gettano discredito su un’intera categoria che è a tutti gli effetti la bandiera del made in italy".

5 CONDIVISIONI
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views