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Bari, record di bocciati all’esame per avvocato finito sotto inchiesta

Circa 1600 hanno sostenuto a dicembre le prove scritte per l’abilitazione alla professione Ma nell’ultimo giorno, i carabinieri sono intervenuti intercettando una busta contenente i compiti diretti ad alcuni candidati. Solo uno su tre è stato ammesso all’orale. Tra loro ci sarebbero anche uno degli aspiranti avvocati che hanno usufruito dell’aiutino.
A cura di B. C.
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Sono 573 i candidati ammessi alla prova orale in merito alla sessione 2014 dell'esame di avvocato presso la Corte di Appello di Bari. Un’ondata di bocciati dunque, visto che gli iscritti erano oltre 1.600. L’elenco era atteso non solo dagli aspiranti avvocati, ma anche della Procura viste le polemiche dei mesi scorsi. Le prove scritte si sono tenuto lo scorso dicembre, ma nell'ultimo giorno degli scritti, i carabinieri sono intervenuti aella Fiera del Levante di Bari dove era in corso gli esami di abilitazione professionale, intercettando una busta contenente i compiti diretti a sei candidati. Qualcuno avrebbe tentato di agevolargli la prova d'esame, ma è stato bloccato e denunciato. Gli elaborati dei candidati erano poi stati corretti dalla commissione istituita presso la Corte d’appello di Firenze. E, come ricorda Repubblica, anche quest’anno in pochi, circa il 35 per cento, sono riusciti a superare la prima parte della selezione.

Ma la lista degli ammessi finirà certamente sulle scrivanie della magistratura pugliese, scrive Gabriella de Matteis:

L’elenco, però, diventerà materia d’indagine perché il sostituto procuratore Luciana Silvestris vuole capire se tra i candidati, risultati idonei per affrontare la seconda prova, quella orale, ci siano anche quelli sospettati di aver alimentato il “ sistema” ideato, secondo l’accusa, dall’ex funzionaria amministrativa dell’Università di Bari (è recentemente andata in pensione) Tina Laquale.

I carabinieri del reparto operativo hanno sorpreso la donna mentre consegnava al cancelliere Giacomo Santamaria, segretario di una delle commissioni d’esame, gli elaborati destinati ad alcuni candidati. Almeno cinque quelli iscritti nel registro degli indagati, sia pure con posizioni diverse. I primi tre sono finiti nell’inchiesta all’indomani dell’intervento dei carabinieri. C’erano i loro nomi sulla busta gialla consegnata da Laquale a Santamaria, che aveva il compito di introdurli nelle aule.

Almeno uno degli avvocati che avrebbe usufruito dell’aiutino, ha passato il primo step. Bocciati invece gli aspiranti avvocati, madre e figlia, praticanti in uno noto studio legale della città, iscritti nel registro degli indagati in un secondo momento e con un’accusa ben più grave: quella di aver pagato per ricevere i compiti. Nel decreto di perquisizione notificato nel marzo scorso a Tina Laquale, il pubblico ministero Silvestris non usa giri di parole: l’ex funzionaria è accusata di “ricezione illecita, nella sua qualità di pubblico ufficiale, di denaro corrisposto in vista del compimento di atti contrari ai doveri di ufficio consistiti nella predisposizione e messa a disposizione, per mezzo di altri soggetti, degli elaborati riferiti alle prove scritte dell’esame di abilitazione alla professione di avvocato”. Il timore però è che anche altre persone possano aver beneficiato del “sistema”. L’analisi della lista contribuirà al lavoro della procura.

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