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Attentato Barcellona, la madre del killer: “Era buono, mi dava 300 euro ogni mese”

“Per me è ancora un bambino, io non ho mai notato nulla di strano nel suo comportamento. Ama la sua sorellina più piccola e mi chiama sempre quando è via”. Così Ghanima, 46 anni, racconta il figlio,Younes Abouyaaqoub, autore della strage sulla Rambla, ucciso in un’operazione di polizia nella giornata di ieri.
A cura di Biagio Chiariello
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"È buono, ama la sua sorellina più piccola e ogni mese dci lascia 300 euro, la metà del suo stipendio". Un ragazzo modello, Younes Abouyaaqoub, il 22enne killer di Barcellona, secondo la sua mamma, Ghanima, 46 anni e quattro figli, che vive a Ripoll. La donna ha parlato del suo primogenito al "Corriere della Sera" poche ore prima che lui morisse. "Ha cominciato a lavorare – dice la donna – e guarda i cartoni animati con i fratelli più piccoli, ride spesso. Non ci racconta mai quel che fa quando esce con gli amici. Ma non ha un brutto carattere. Non ci lamentiamo".

L'inviato del Corriere ha parla con la donna tramite le psicologhe e le insegnanti del Grup de Mestres, che hanno tradotto le sue parole. L’incontro è avvenuto alle 14 di ieri, 21 luglio, poche ore prima dell'uccisione del terrorista. "Non ho mai notato nulla di strano nel suo comportamento, neppure negli ultimi mesi – racconta Ghanima -. Non gli piace stare al computer. Quando è via chiama sempre per augurarmi la buonanotte, per me è ancora un bambino". Però poi ammette: “Ha fatto delle cose terribili, io e suo padre lo abbiamo già condannato. Gli ho sempre creduto, ma non sono pentita. È comunque mio figlio, e spero di rivederlo vivo”. Non sarà cosi: Younes Abouyaaqoub è stato ucciso in un'operazione della polizia catalana nel primo pomeriggio di ieri a Subirats, una località di poco più di duemila abitanti tra i vigneti della Catalogna, a circa 50 chilometri da Barcellona.

Il 22enne di origini marocchine era ricercato in tutta Europa ma gli inquirenti erano certi che non fosse andato lontano, o uscito dal Paese. La decisione di trasformarsi in un terrorista risalirebbe a qualche mese fa. Era "un bravo studente", "riservato e a tratti schivo" con un diploma in elettromeccanica perché nella zona di Ripoll c'è un impianto metallurgico che occupa oltre 400 persone. Jordi, operaio anziano, racconta al Corsera che aveva fatto il saldatore per un periodo. Voleva mettere la testa a posto, dopo aver trascorso i pomeriggi davanti alla stazione bevendo e fumando hashish. “Per due mesi è andato bene. Poi all’inizio di marzo mi dice che ogni giorno alle 12 doveva uscire per la preghiera in moschea. Cominciò ad andare sempre peggio. Gli dicevo di saldare un pezzo e lui non finiva mai il lavoro. Aveva la testa altrove. Non puoi essere distratto e tenere tra le mani una fiamma ossidrica. È successo tutto molto velocemente”.

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