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Bangladesh, oltre 1100 le vittime di Dacca. E gli industriali chiudono 200 fabbriche

Mentre appare pressoché definitivo il drammatico bilancio del crollo dell’edificio “Rana Plaza”, a Dacca gli industriali hanno deciso di chiudere 200 fabbriche tessili a causa delle continue proteste degli operai. Lo ha annunciato il presidente dell’Associazione dei produttori ed esportatori di abbigliamento.
A cura di Susanna Picone
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Mentre appare pressoché definitivo il drammatico bilancio del crollo dell’edificio “Rana Plaza”, a Dacca gli industriali hanno deciso di chiudere 200 fabbriche tessili a causa delle continue proteste degli operai. Lo ha annunciato il presidente dell’Associazione dei produttori ed esportatori di abbigliamento.

I soccorritori in Bangladesh stanno ormai per chiudere le operazioni di ricerca delle vittime del crollo avvenuto lo scorso 24 aprile alla periferia di Dacca, quando un palazzo di otto piani che ospitava diverse fabbriche di abbigliamento, è venuto già seppellendo sotto le macerie migliaia di persone, soprattutto operai. In questi lunghi giorni di lavoro sono stati recuperati – secondo l’ultimo bilancio diffuso dalle autorità – 1127 morti. Pochi i “miracoli” in Bangladesh se si esclude quello di una donna ritrovata viva dopo 17 giorni. E mentre il Paese si appresta a mettere un punto a questa terribile pagina della sua storia, gli industriali rendono nota la loro decisione di chiudere 200 fabbriche tessili a Dacca. Chiuderle a tempo indeterminato a causa delle continue proteste degli operai.

Maggiori controlli e sicurezza dopo il dramma di Dacca – L’annuncio è stato dato da Atiqul Islam, presidente dell’Associazione dei produttori ed esportatori di abbigliamento del Bangladesh (Bgmea) in una conferenza stampa che si è tenuta nella capitale. La tragedia del Rana Plaza aveva già spinto il governo a lanciare una serie di controlli e misure, per garantire un miglioramento delle condizioni lavorative. Dal 24 aprile il ministero dell'Industria tessile aveva avviato una serie di ispezioni nelle fabbriche del Paese e aveva ordinato la chiusura temporanea di 22 stabilimenti in cui non venivano rispettati standard di sicurezza e lavorativi.

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