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Banche popolari, stop del Consiglio Stato alla riforma del Governo

I giudici amministrativi hanno accolto in parte il ricorso presentato dai soci di un istituto sospendendo in via cautelare la circolare di applicazione della Banca d’Italia e rinviando alcuni punti della legge alla Corte costituzionale.
A cura di Antonio Palma
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Nuova tegola sul governo Renzi dopo la bocciatura da parte della Consulta alla riforma Madia sulla Pubblica amministrazione. Anche la riforma sulle Banche popolari varata dall'Esecutivo, infatti, ha ricevuto oggi il primo stop da parte del Consiglio di Stato. I giudici in particolare hanno rinviato alla Corte Costituzionale diversi aspetti della legge del 2105, che ha imposto la trasformazione in banche società per azioni entro la fine di quest’anno, e in più ha sospeso la circolare della Banca d'Italia per l'attuazione della stessa riforma in attesa che la Consulta si pronunci sulla legittimità del provvedimento.

Il consiglio di Stato quindi ha dato ragione agli oppositori della riforma sulle Banche Popolari accogliendo in parte il ricorso presentato dai soci di uno degli istituti di credito coinvolti. Lo rende noto uno degli studi legali che ha seguito il ricorso contro la riforma che era stato bocciato in prima istanza dal Tar. Il Consiglio di Stato ha dato un giudizio diverso rispetto al tribunale amministrativo regionale e con una doppia ordinanza: ha sollevato la questione di legittimità costituzionale e sospeso gli effetti della riforma.

Motivo principali dei dubbi del consiglio di Stato, che poi hanno portato alla sospensione cautelare della riforma, riguardano in particolare il tema del limite al rimborso per i soci delle banche popolari che abbiano esercitato il recesso con la trasformazione in spa degli istituti in società per azioni. In pratica il consiglio di Stato  non ha ritenuto legittimo che la banca possa non rimborsare gli azionisti in deroga a norme di legge. "Le banche ora potrebbero essere costrette a pagare in toto il recesso, almeno finché non si pronuncerà la Corte costituzionale: di solito, da quando viene rimessa la questione, passa più o meno un anno" ha spiegato uno dei ricorrenti.

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