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Auto bruciate, minacce, aggressioni: nel 2013 870 intimidazioni agli amministratori

Dal 1974 132 amministratori locali – tra sindaci e consiglieri – sono stati uccisi. Tre sono donne.
A cura di Davide Falcioni
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Nel solo 2013 le minacce a sindaci, consiglieri e semplici candidati sono state ben 870, tra lettere minatorie, pedinamenti, aggressioni e auto date alle fiamme. E' quanto emerge dal rapporto della commissione parlamentare d'inchiesta che ha preso in esame il fenomeno delle intimidazioni agli amministratori locali. In totale, dal 1974 ad oggi, 132 politici italiani sono stati uccisi, tra cui tre donne. Altri 11, inoltre, possono a vario titolo entrare nel triste elenco.

La Sicilia è risultata la regione più colpita: alle sue spalle Puglia, Calabria e Sardegna. Sud Italia e Isole "pesano" per il 63% del totale, anche se a nord stupisce il caso di Torino, con il 4,4% dei casi. Anche Roma e Napoli fanno registrare dati allarmanti, con il 4 e il 5,3% dei casi. All'origine di minacce e violenze ci sono Mafia e criminalità organizzata, ma anche motivazioni di carattere economico e patrimoniale. Al Nord Ovest sono state conteggiate persino le azioni di movimenti antagonisti come No Tav e No Terzo Valico.

"Il ruolo di amministratore nel Sud e nelle Isole – spiega la Commissione Parlamentare in Senato – comporta certamente maggiori pericoli che nel resto del paese anche se non bisogna dimenticare che le ultime due vittime in ordine di tempo erano amministratori di realtà del nord Italia, Laura Prati, sindaco di Cardano al Campo in provincia di Varese e Alberto Musy consigliere comunale di Torino". Nel mirino delle azioni intimidatorie finiscono prevalentemente i sindaci, con il 35% dei casi. Il risultato, inoltre, dimostra come gli episodi si siano verificati nel 48% dei casi in Comuni con più di 15mila abitanti, mentre un episodio su 4 in paesi con meno di 5mila abitanti. Le intimidazioni più gravi si sono concentrate in Puglia, dove si è passati dagli incendi alle auto all'utilizzo di armi da fuoco. La Campania, invece, ha il primato per le aggressioni. A preoccupare la Commissione è tuttavia anche un altro fenomeno: "Quello delle dimissioni, che con maggiore facilità sfuggono ad un accertamento cristallizzato: le dimissioni come effetto delle intimidazioni, del condizionamento pieno dell'attività politica ed amministrativa".

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