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Coronavirus, Rezza (Iss): “Quando apriranno le attività dovremo mantenere il distanziamento sociale”

Il capo delle Malattie infettive dell’Istituto superiore di Sanità, Giovanni Rezza ha parlato della fine del blocco quasi totale, spiegando cosa succederà: “Quando si riapre bisogna mantenere il distanziamento sociale. Quindi anche sui mezzi devono essere presi provvedimenti per ridurre la capienza”.
A cura di Annalisa Cangemi
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Il capo delle Malattie infettive dell'Istituto superiore di Sanità, Giovanni Rezza, in un'intervista a Repubblica, ha spiegato cosa succederà quando calerà la curva dei contagi di coronavirus: se dopo Pasqua dovessero diminuire, "certamente alcune attività produttive si potranno riaprire, ovviamente mettendo in sicurezza i lavoratori. E andrà messo in piedi un programma di individuazione rapida di eventuali casi".

L'esperto pensa a "un sistema di allerta territoriale, che ci permetta di intercettare subito nuovi focolai. Se abbattiamo finalmente la trasmissione, poi dobbiamo evitare che tutto riparta. Vanno intercettati i casi grazie ai medici di famiglia e ai dipartimenti di prevenzione delle Asl e messi subito in quarantena", ha spiegato.

Per quanto riguarda la riapertura delle attività dopo il blocco quasi totale Rezza dice che è importante organizzarle scaglionate perché "adesso abbiamo lo schermo protettivo del distanziamento sociale, ma se lo interrompiamo all'improvviso, e non gradualmente, aumenta la possibilità che il virus ritorni. Non dobbiamo ritornare nella situazione attuale".

E bisogna considera che c'è anche il rischio che l'epidemia riparta. A quel punto si dovrebbe fermare di nuovo tutto: "Del resto il sistema dello ‘stop and go' è stato studiato. Richiede chiusure di almeno due settimane, e al massimo di due-tre mesi. Ma certe attività produttive non si possono bloccare all'infinito".

Rezza considera rischioso differenziare le riaperture regione per regione: "Guarderei alle chiusure – spiega l'epidemiologo – a parte che forse avrei fatto alcune zone rosse in più in Lombardia, quando sono stati presi i provvedimenti per tutta Italia di certo hanno frenato la corsa del virus al centro-sud. Invece nei pochi giorni che alcune regioni del nord sono state chiuse e le altre no abbiamo visto le fughe da quelle aree. Per questo forse riaprire in modo scaglionato può non essere efficace. E poi la maggior parte delle attività produttive stanno proprio al nord. Che facciamo, lo apriamo dopo perché ha avuto una maggiore diffusione del virus?", ha affermato l'esperto.

"Bisogna anche tentare di promuovere il telelavoro in tutti quei settori nei quali è possibile", afferma Rezza, e "quando si riapre bisogna mantenere il distanziamento sociale. Quindi anche sui mezzi devono essere presi provvedimenti per ridurre la capienza".

Per quanto riguarda l'uso delle mascherine Rezza sottolinea che "le mascherine proteggono gli altri. Non ci sono dati definitivi sul loro utilizzo nell'intera popolazione. Ora che tutti stanno a casa va bene il distanziamento sociale. Dopo, quando ci saranno le aperture, l'utilizzo diffuso andrà preso in considerazione":

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