Coronavirus, la lettera di Boris Johnson ai britannici: “Andrà peggio”
"Le cose peggioreranno, per questo vi chiedo di stare a casa per proteggere la sanità e salvare vite", è questo quanto Boris Johnson, premier britannico, ha scritto in una lettera indirizzata a tutti i cittadini del Regno Unito. Ad oggi nel Paese sono oltre 17mila i casi positivi e 1.019 i decessi: numeri in crescita secondo Johnson, che solo qualche giorno fa ha annunciato di essere stato contagiato dal Covid-19, e che porteranno a tempi duri per tutti, con ulteriori restrizioni ai movimenti e regole di distanziamento sociale.
Restate a casa, proteggere il nostro sistema sanitario e salvate vite
"Fin dall'inizio abbiamo cercato di implementare le misure giuste al momento giusto – si legge nella lettera che il premier farà recapitare a tutti i cittadini entro la prossima settimana – non esiteremo ad andare oltre, se ce lo suggeriranno il parere di medici e scienziati. È importante per me essere esplicito: sappiamo che le cose peggioreranno prima di migliorare. Ma ci stiamo preparando nel modo giusto, e più seguiremo tutti le regole, meno vite andranno perdute e prima la vita potrà tornare alla normalità". E infine l'invito a tutti a rispettare le regole e a restare a casa: "Nel momento dell'emergenza nazionale, vi rivolgo questo invito: ‘Restate a casa. Proteggete il nostro sistema sanitario e salvate vite'".
Il passo indietro di Johnson e l'annuncio della positività al Coronavirus
Due giorni fa il premier Johnson aveva fatto sapere di essere risultato positivo al Coronavirus tramite il suo account Twitter: "Nelle ultime 24 ore ho sviluppato sintomi lievi e sono risultato positivo al coronavirus. Ora sono in quarantena, ma continuerò a guidare il nostro governo tramite videoconferenza mentre combattiamo il Covid-19. Insieme lo batteremo. #StayHomeSaveLives" aveva scritto sul social media. Lo stesso Johnson qualche giorno prima era stato al centro di una forte polemica dopo aver sottovalutato l'emergenza coronavirus, salvo poi effettuare un vero e proprio dietrofront mettendo in lockdown il Regno Unito. "Che il Paese si prepari a perdere persone care prematuramente", aveva detto, spingendo verso una serie di misure ben diverse da quelle messe in atto – in quel momento – in Italia, Cina e Spagna, che prevedevano forti restrizioni ai movimento e un rigido isolamento sociale. Dopo aver puntato sull’"immunità di gregge", il premier inglese ha però cambiato nettamente idea: "Non credo — aveva aggiunto — che ci sia mai stato nulla di simile in tempo di pace".