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Attivisti dell’associazione animalista Peta accusati di aver ucciso un cane senza motivo

L’organizzazione ha ammesso le responsabilità di due attiviste e ha risarcito la famiglia presso cui viveva il cane con 49mila dollari.
A cura di D. F.
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Peta, l'organizzazione animalista celebre in tutto il mondo, ha raggiunto un accordo extragiudiziario con una famiglia della Virginia, negli Stati Uniti, il cui cane era stato ucciso da due membri dell’organizzazione. L’accordo eviterà all'associazione un processo in cui sarebbe stata accusata di abbattere animali sani come forma di vendetta.

A fare causa a Peta era stata nel 2014 la famiglia Zarate dopo che due attiviste avevano preso il loro chihuahua di nome Maya per poi ucciderlo il giorno dopo perché ritenuto randagio. La famiglia aveva scoperto la barbara esecuzione quando, due giorni dopo la sparizione dell'animale, altri attivisti di PETA avevano portato loro una cassetta di frutta con un messaggio che spiegava cosa era successo.

L'associazione si era subito scusata non appena era stato chiaro che il cane che avevano ucciso non era un randagio. La famiglia, tuttavia, aveva dichiarato di essere in possesso delle registrazioni di telecamere di sicurezza che mostravano le due attiviste mentre attiravano il cane lontano dalla casa e lo mettevano su un furgone di PETA.

Il processo avrebbe dovuto iniziare tra un mese, ma le due parti hanno trovato un accordo sulla base di un risarcimento di 49.000 dollari alla famiglia Zarate e una donazione di 2.000 dollari a un’altra associazione per i diritti degli animali. In una nota diffusa da Peta e dalla famiglia Zarate si dice che la morte del cane è stato un incidente e che l'associazione non aveva nessuna intenzione di danneggiare la famiglia Zarate.

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