Attentato di Parigi, Salah dal carcere: “Non mi vergogno di ciò che ho fatto”
Una lettera inviata ad una donna dal carcere dove è rinchiuso fa tornare sotto la luce dei riflettori Salah Abdeslam, principale sospettato nelle stragi di Parigi nel novembre del 2015. Il presunto terrorista legato all’Isis si è sempre rifiutato di parlare con i magistrati che indagano sugli attentati costati la vita a 130 persone, ma nella missiva lettera – pubblicata dal quotidiano francese "Liberation" – è riuscito a dire più di quanto mai fatto nel corso di questi 14 mesi (era il 13 novembre del 2015 quando il Bataclan e altri punti della capitale francese furono presi d’assalto da kamikaze e terroristi).
"Prima di tutto, non ho paura di farmi sfuggire nulla perché non mi vergogno di quello che sono – e poi che cosa si potrebbe dire di peggio di quanto non sia già stato detto", scrive Abdeslam all’anonima corrispondente. Salah è rinchiuso nel carcere di Fleury-Mérogis dallo scorso 18 marzo. Lì ha ricevuto la lettera. Non è certo l’unica missiva che in questi mesi gli è stata inviata, ma il 27 enne francese naturalizzato belga di origini marocchine ha risposto solo a questa misteriosa donna, come evidenzia Liberation.
"Ti scrivo senza sapere come cominciare, ho ricevuto tutte le tue lettere e non se mi siano piaciute o meno, anche se certamente mi permettono di trascorrere del tempo nel mondo esterno. Dal momento che sei stata sincera lo sarò anch'io, ti chiedo quali siano le tue intenzioni per assicurarmi che tu non mi adori come se fossi una star o un idolo, ricevo messaggi di questo genere che non approvo perché l'unico che merita di essere adorato è Allah", continua Abdeslam. Il giudice Christophe Teissier è convinta che per arrivare a delineare la personalità di Salah Abdeslam e il suo rapporto con la religione sia fondamentale partire proprio da questa lettera.