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Ashley Olsen, i genitori rompono il silenzio: “Offensivo pensare che se la sia cercata”

I genitori e la sorella di Ashley Olsen, la 35enne americana uccisa un mese fa a Firenze, in una lettera hanno denunciato le falsità scritte in questi giorni sulla vittima: “Se non era capace di intendere e di volere, qualsiasi rapporto avuto non era consenziente”.
A cura di Susanna Picone
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Un mese dopo l’omicidio di Ashley Olsen, la 35enne americana uccisa nella sua casa di Firenze, i suoi genitori e sua sorella hanno deciso di rompere il silenzio con una lettera. Con poche righe consegnate al loro legale gli Olsen hanno voluto raccontare la loro verità soprattutto perché ritengono “inaccettabile, offensivo e profondamente ingiusto pensare, come è stato insinuato, che se la sia quasi cercata”. Ashley Olsen è stata uccisa il 9 gennaio scorso nel suo monolocale di via Santa Monaca dal senegalese Cheik Diaw, ora in carcere, dopo una serata trascorsa in un locale fiorentino. La famiglia di Ashley ha scritto di aver sentito il bisogno di parlare “perché le affermazioni messe in circolazione dall’indagato e da una parte della stampa avevano iniziato a dipingere un quadro di nostra figlia-sorella molto lontano dalla verità e a non rendere giustizia ai suoi valori e a ciò in cui lei ha sempre creduto”. Gli Olsen descrivono nella lettera la vittima come una ragazza “monogama e fedele”, una donna “piena di vita” che “riusciva a creare un clima di festa e di gioia”. Una donna che a Firenze “aveva realizzato il suo sogno di vivere la vita alla fiorentina dedicandosi alla sua passione per l’arte e la moda”.

“Una infezione le impediva di avere rapporti consenzienti” – Ma “purtroppo Ashley — continua la lettera — non c’è più per raccontarci gli eventi di quella serata. Solo chi era con lei sa la verità. Sappiamo che nei giorni prima della sua morte, stava facendo una cura medica per una infezione del tratto urinario che le avrebbe impedito di avere rapporti sessuali consenzienti. In aggiunta, se è vero (come dicono le Autorità) che Ashley aveva bevuto e assunto altre ‘sostanze’ che la avevano resa non pienamente capace di intendere e di volere, allora deve dirsi chiaramente che qualsiasi tipo di rapporto avuto quella notte, non sia stato consensuale. Quindi non è vero che ci fu sesso ‘consenziente’. Il fatto, poi, di aver trascorso le sue ultime ore in un locale pubblico piuttosto che un altro, non le può essere imputato come una colpa o una macchia sulla sua personalità”.

“Abbiamo fiducia nella giustizia” – I genitori e la sorella di Ashley – ricordando tra le altre cose che i cellulari e altri beni della donna non si trovano più – scrivono infine di avere fiducia nelle forze dell’ordine e nella giustizia. “Abbiamo fiducia che le autorità ci forniranno le risposte che mancano senza farsi influenzare dalle affermazioni pubblicate dalla stampa, molte assolutamente infondate. Siamo sicuri che l’impegno delle forze dell’ordine ci permetterà di sapere ciò che è veramente accaduto quella sera orribile, e che giustizia sarà fatta”, così Walter, Paula e Gabrielle Olsen.

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