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Arriva morente in ospedale, dal suo sangue esala gas tossico: la strana morte di Gloria

Gloria Ramirez morì il 14 Febbraio 1994 al Riverside General Hospital in Sud California. Ricoverata in fin di vita fu soccorsa da una equipe di medici che rimase contaminata dal suo sangue. A distanza di 22 anni varie ipotesi sono state formulate su quello strano contagio, ma non è mai stato possibile accertare cosa fosse il misterioso gas esalato dal sangue della donna. Lo strano caso di Gloria ha ispirato due episodi delle celebri serie tv X-Files e Grey’s Anatomy.
A cura di Angela Marino
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Il caso di Gloria Ramirez è uno degli incubi peggiori d'America. Ha ispirato due episodi delle celebri serie tv X-Files e Grey’s Anatomy ed è, dopo 22 anni, ancora irrisolto. Tutto comincia una sera del 14 Febbraio 1994, poco dopo le venti, quando una donna di 31 anni si presenta al pronto soccorso dell’ospedale Riverside, General Hospital, nel Sud della California. Il caso viene trattato immediatamente, Gloria non respira, ha il battito accelerato, la pressione del sangue al minimo e respira a fatica. L'equipe medica prova ad alleviare i sintomi somministrandole Valium, Ativan e Versed, Bretylium e Lidocaina. Non funziona, la donna non dà segni di ripresa, così i medici provano con la maschera per l'ossigeno, ma neanche questo tentativo dà risultati. Ultimo step, è la defibrillazione, ma neanche questa serve, Gloria continua a stare malissimo.  Così iniziano le indagini, spuntano siringhe, termometri e provette. Quando la spogliano, la sua pelle appare oleosa e la sua bocca emana un innaturale odore. È il primo segno che in quel corpo succede qualcosa di strano. Ma gloria è malata di cancro alla cervice, forse le cure cui si sottopone posso averle indotto quello stato. Strano anche questo, perché quando l'infermiera  Susan Kane le preleva un campione di sangue, il suo odore, come nota la terapista respiratoria Maureen Welch, non ricorda affatto quello di chi si sottopone a chemioterapia ma piuttosto, ricorda molto l'ammoniaca.  Nella provetta, come osserva la dottoressa Julie Gorchynski,  invece, ci sono macchie blu.

Il contagio: il sangue di Gloria esalava gas tossico

Dopo aver annusato il sangue l'infermiera Kane si accascia sul pavimento, mentre  Gorchynski viene colta da convulsioni, infine, è la volta di Welch. Il contagio può dirsi conclamato e all’ospedale non resta che dichiarare lo stato di emergenza interna ed evacuare tutti i pazienti ricoverati al pronto soccorso. Intanto, Gloria Ramierez muore 50 minuti dopo aver varcato la soglia dell'ospedale. La sua salma viene messa immediatamente in isolamento. Qualunque cosa emanasse il corpo di quella donna morente, tuttavia, aveva già agito, perché 23 dei 37 membri dello staff vengono colti da malore. Scattato il protocollo anti-contagio, viene allertata la squadra specializzata in materiali tossici che, alle 23, varca la soglia dell'ospedale con l'incarico di cercare e trovare l'agente tossico che aveva contaminato Gloria. Tuttavia, il processo poteva essere inverso: e se proprio la 31enne fosse stata portatrice di una sostanza tossica? A quel punto, in cerca di una risposta, i patologi dell'ospedale protetti da pesanti tute a tenuta stagna, iniziano l'autopsia. Dall'esame, che accerta che la donna sarebbe morta di arresto cardiaco dovuto al collasso dei reni, non emerge, all'apparenza, nulla di anomalo. Passata l'emergenza iniziano le indagini e il caso passa direttamente al team del Lawrence Livermore National Laboratory, guidato da Brian Andresen. Il lavoro degli esperti dell'istituto scientifico evidenzia subito un dato interessante: nel sangue di Gloria c'era un’altissima concentrazione di Dimetilsolfone.

L'ipotesi dell'isteria collettiva

La scoperta però non giustifica i disturbi provocati nei componenti dello staff che avevano avuto contatti con Gloria al pronto soccorso. Senza una spiegazione scientifica attendibile, a quel punto, liquidare la faccenda come un episodio di psicosi collettiva diventa la soluzione più semplice. Non la prende bene Julie Gorchynski, quella tra i membri dello staff che aveva patito le conseguenze della contaminazione per il tempo più lungo: la dottoressa aveva passato due settimane in terapia intensiva per apnea, pancreatite, epatite e necrosi avascolare, patologia questa, che, avendo attaccato la ginocchia, la costrinse a usare le stampelle per mesi. Gorchynski decide di chiedere 6 milioni di dollari di danni al Riverside proprio in ragione delle conclusioni delle indagini che declassavano l'episodio a psicosi di massa. Dopo tali proteste Andresen rivide le sue conclusioni ipotizzando, stavolta, che il colpevole potesse essere il Dmso, ovvero un gel adoperato per sedare dolori muscolari e artrite. Il Dmso è chiamato anche Dimetilsolfossido, agente che a contatto con l’ossigeno forma il Dimetilsolfato i cui effetti vanno dalla paralisi alle convulsioni. Il Dimetilsolfato è usato anche come arma chimica.

L'epilogo

La ricostruzione più verosimile appare dunque la seguente: la sostanza, contenuta nella pomata che Gloria utilizzava per i lancinanti dolori causati dal cancro, si sarebbe attivata a contatto con l'ossigeno della mascherina che i sanitari avevano applicato a Gloria già in ambulanza. Il successivo contatto con il sangue "contaminato" avrebbe poi agito sui sanitari che erano venuti in contatto con il campione. Questa spiegazione fu assunta come soddisfacente nella comunità scientifica, anche se furono molti quelli che avanzarono dubbi: gli effetti del Dimetilsolfato, infatti, si vedono dopo diverse ore e cagionano sintomi non riscontrati nello staff medico. Tantissimi dubbi rimangono ancora sul contagio avvenuto quel 14 febbraio nell'ospedale americano. Dopo molto tempo – ben 9 settimane dalla morte – il corpo di Gloria fu restituito alla sorella e sepolto, senza nome, all’Olivewood Memorial Park di Riverside. I familiari della donna denunciarono l'inumanità con cui fu trattato il corpo di Gloria dai medici che lo esaminarono. A 22 anni di distanza quell'episodio rimane uno dei misteri della medicina moderna.

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