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Arriva la pizza che dura tre anni

Scienziati americani elaborano un prodotto che non sviluppa muffe e batteri e non perde croccantezza senza bisogno di essere congelato. Obiettivo: fornire alle truppe militari Usa all’estero anche l’amatissima pizza col salame o quella al formaggio.
A cura di Redazione
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Fra qualche tempo non ci sarà più il problema di consumare la pizza prima che diventi immangiabile. La specialità più diffusa nel mondo occidentale, infatti, potrebbe essere realizzata in maniera tale da durare per ben tre anni e senza nemmeno aver bisogno di essere congelata. Il risultato – che ha sicuramente del sensazionale – raggiunto campo delle tecnologie alimentari per la conservazione degli alimenti è stato ottenuto partendo da una esigenza specifica: quella dei soldati americani. Le truppe Usa in forza all'estero hanno dall'inizio degli anni Ottanta sostituito il cibo in scatola, pressoché immangiabile con alimenti più appetitosi, i cosiddetti "ready meal". E i militari hanno però chiesto più volte se c'era la possibilità nei lunghi soggiorni all'estero, lontani migliaia di chilometri da casa, di mangiare pizza almeno una volta. Ecco la risposta, affidata a Michelle Richardson, scienziato all'Army Natick Soldier Research, Development and Engineering Center (il dipartimento dell'esercito americano che si occupa di ricerca), che ha passato due anni sul progetto: "Oggi si può prendere la pizza confezionata, lasciarla sul tavolo per tre anni e sarà ancora commestibile".

Di che pizza si tratta? Salame, salsa al pomodoro, ma anche formaggio. Prima d'oggi questi condimenti venivano assorbiti dalla pasta della pizza creando muffe e batteri e una consistenza assai poco gradevole. I ricercatori hanno concentrato i loro sforzi sulla prevenzione di questo processo, usando ingredienti come zucchero, sale e sciroppi vari che possono legarsi all'acqua evitando che intacchi la pasta della pizza. Non sarà solo una scoperta ad uso e consumo militare: nel prossimo futuro la superpizza potrebbe lasciare le caserme e arrivare sulle tavole di tutti i cittadini. Magari come alimento d'emergenza.

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