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Approvata la legge contro il caporalato: carcere da 1 a 6 anni per gli sfruttatori

Approvato dalla Camera con 346 voti a favore e le astensioni di Lega e Forza Italia, il ddl contro il caporalato è legge. Per i datori di lavoro che sfrutteranno i lavoranti agricoli sono previste pene da 1 a 6 anni. Nel caso in cui dovessero essere colti a usare violenza o minacce, la pena viene aumentata da 5 a 8 anni di reclusione.
A cura di Charlotte Matteini
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raccolta braccianti caporalato

Il ddl contro il caporalato è legge, approvato in via definitiva dalla Camera dei Deputati. Nel nuovo testo di legge, approvato dal Senato lo scorso agosto con 190 voti favorevoli e confermato da Montecitorio con 346 voti a favore, nessun contrario e le astensioni dei deputati di Lega e Forza Italia, si prevedono fino a 6 anni di carcere per i datori di lavoro che sfruttano i lavoranti impiegati nel settore dell'agricoltura. Il disegno di legge ha dunque intensificato le pene già previste dall'ordinamento che, oltre all'arresto, prevedono anche la confisca dei beni per chi dovesse essere sorpreso a infrangere le nuove norme, il controllo giudiziario dell'azienda – che consentirà dunque di proseguire con l'attività agricola, evitandone la chiusura, ma al tempo stesso togliendola dalla supervisione dei caporali, l'estensione della responsabilità del datore di lavoro e degli enti preposti al controllo.

La pena di reclusione da uno a 6 anni è prevista sia per l'intermediario che per il lavoratore che sfruttano i lavoranti approfittando del loro stato di bisogno. Nel caso in cui lo sfruttamento dovesse essere perpetrato mediante violenza o minaccia, la pena viene aumentata da 5 a 8 anni ed è previsto inoltre l'arresto in flagranza di reato. Secondo la nuova norma approvata dalla Camera, tra i parametri che contribuiscono a individuare il possibile sfruttamento da caporalato viene menzionata "la corresponsione ripetuta di retribuzioni difformi dai contratti collettivi e la violazione delle norme sull'orario di lavoro e sui periodi di riposo". Tradotto: stipendi più bassi della media di settore, straordinari non corrisposti, assenza di ferie o giorni di malattia. Non solo: anche la violazione delle regole di sicurezza nei luoghi di lavoro, l'utilizzo di metodi di sorveglianza illeciti o le violazioni della dignità umana nel caso in cui i lavoratori vengano alloggiati dall'imprenditore in luoghi fatiscenti o degradati, potranno far scattare l'applicazione delle pene previste per datori di lavoro e intemediari. La nuova legge, inoltre, istituisce la possibilità di attingere risorse economiche dal Fondo antitratta per indennizare le vittime del caporalato.

A margine dell'approvazione del disegno di legge, il ministro dell'Agricoltura Maurizio Martina – tra i proponenti delle nuove norme – ha commentato: "Lo Stato risponde in maniera netta e unita contro il caporalato con questa nuova legge attesa da almeno cinque anni. Ora abbiamo più strumenti utili per continuare una battaglia che deve essere quotidiana, perché sulla dignità delle persone non si tratta. E l'agricoltura si è messa alla testa di questo cambiamento, ha aggiunto, che serve anche a isolare chi sfrutta e salvaguardare le migliaia di aziende in regola che subiscono una  ingiusta concorrenza sleale. È ancora più importante averla approvata oggi che la campagna agrumicola è alle porte.Ringrazio i parlamentari che hanno dato il loro contributo a raggiungere questo risultato. C'è tanto lavoro da fare e una legge da sola non basta, ma le direzione che abbiamo tracciato è inequivocabile. Dobbiamo lavorare uniti per non avere mai più schiavi nei campi".

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