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Di Pietro dovrà restituire 2,6 milioni di rimborsi a Occhetto: “Sono falsità”

Il Tribunale di Roma ha condannato l’ex magistrato a risarcire personalmente gli alleati Giulietto Chiesa e Achille Occhetto, che con lui parteciparono alle europee del 2004 e che, nonostante l’elezione, non riscossero i finanziamenti elettorali cui avevano diritto. Di Pietro rettifica: “Falsità”.
A cura di Charlotte Matteini
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Di Pietro scrive a Crozza: anche tu divulghi bugie

UPDATE Richiesta di rettifica

Riceviamo e pubblichiamo la nota stampa inviata dal dottor Antonio Di Pietro (Segue attestazione sottoscrizione di candidatura di Achille Occhetto e Giulietto Chiesa, firmata in data 31 marzo 2004)

Un’altra giornata di fango è passata e da domani mi tocca prendere nuovamente carta e penna e querelare i soliti organi di informazione che hanno sparato a caratteri cubitali (sia su carta, sia in rete) la falsa notizia secondo cui sarei stato “condannato” (per alcuni addirittura con “sentenza”) a pagare 2,7 milioni di euro ad un movimento politico facente capo a Giulietto Chiesa ed Achille Occhetto, quale quota parte che – secondo la loro versione dei fatti – spetterebbe loro a titolo di rimborso elettorale che io avrei ricevuto a seguito delle elezioni al Parlamento europeo del 2004. Nulla di più falso.

Ho semplicemente ricevuto un decreto ingiuntivo del Tribunale di Roma che – su richiesta di Giulietto Chiesa e sulla base della sua sola prospettazione – mi ha sì “ingiunto” di pagare tale somma ma ha anche disposto (come prevede la legge in questi casi) che ho “diritto di proporre opposizione” contro il predetto decreto nei prossimi 40 giorni. In tal caso semplicemente si instaurerà un normale processo ordinario in cui il giudice dovrà ascoltare anche la mia versione dei fatti e visionare anche la documentazione a mia disposizione e solo allora potrà decidere con “sentenza” da che parte sta la ragione.

E’ ciò che farò anche questa volta, come peraltro ho già fatto nelle diverse altre volte che lo stesso Giulietto Chiesa (ed il suo difensore avv. Paola) hanno richiesto e provvisoriamente ottenuto decreti ingiuntivi simili a quello odierno. Prossimamente mi farò carico anche di mettere in rete i tanti altri provvedimenti (giudiziari, amministrativi, contabili e parlamentari) che hanno smentito le assurde pretese avanzate dai rappresentanti della suddetta associazione ma sin d’ora allego due documenti che – da soli – già sono più che sufficienti a smontare alla radice tali pretese. Mi riferisco alla “Attestazione allegata all’accettazione della candidatura per l’elezione al Parlamento Europeo sottoscritta (addirittura davanti ad un notaio) da Giulietto Chiesa” e da Achille Occhetto (vedi allegato) in occasione delle predette elezioni europee del 2004.

In tale attestazioni c’è scritto, nero su bianco che “compete all’Italia dei Valori il diritto a richiedere e usufruire dei rimborsi di cui alla legge 157/99 e legge 156/2002” (appunto i rimborsi elettorali all’epoca vigenti) e c’è anche scritto che “è facoltà dell’Italia dei Valori poter utilizzare il simbolo della lista “Società civile-Di PietroOcchetto”. Più chiaro di così! Solo chi non vuol capire non capisce. Ma siccome gli organi di informazione sanno tutto ciò da molti anni, perché affermano falsamente che il giudice avrebbe emesso una “sentenza” (inesistente) in cui sarei stato “condannato” (il che non è vero) a pagare 2,7 milioni di euro?

Attestazione sottoscritta da Giulietto Chiesa e Achille Occhetto

Antonio Di Pietro è stato condannato a pagare oltre 2 milioni di euro di rimborsi elettorali al movimento dei riformisti di Achille Occhetto e Giulietto Chiesa, a suo tempo alleato del partito fondato dall'ex magistrato. La vicenda è molto vecchia, risale alle elezioni europee del 2004, anno in cui Italia dei Valori partecipò alla competizione elettorale alleandosi con il movimento di Occhetto.

Da quell'anno, tra i due partiti è iniziata una battaglia legale relativa ai rimborsi elettorali percepiti dall'Associazione Italia del Valori. Secondo i vari esposti presentati, il gruppo "Il Cantiere", fondato tra gli altri dal giornalista Elio Veltri, avrebbe dovuto percepire circa 5 milioni di euro di fondi pubblici a titolo di rimborso elettorale. Quei soldi, però, furono invece incassati da una società parallela denominata Associazione Italia dei Valori, composta da Antonio Di Pietro, la moglie Susanna Mazzoleni e la tesoriera Silvana Mura. La Camera, dunque, avrebbe erogato i finanziamenti elettorali al soggetto giuridico sbagliato, che per legge non aveva alcun diritto a percepire quelle somme, in quanto non era né un movimento né un partito politico. Di Pietro, dunque, che nel 2004 venne eletto parlamentare europeo insieme a Giulietto Chiesa, attraverso quella società percepì fondi indebitamente e ora il Tribunale di Roma ha emesso un decreto ingiuntivo nei confronti di Di Pietro, condannandolo a pagare i 2 milioni e 694mila euro di rimborsi elettorali.

"A prescindere dalle dinamiche interne tra politici, questa vicenda mette in evidenza la scandalosa noncuranza con cui l’ufficio di Presidenza della Camera ha gestito i rimborsi elettorali, senza fare nessun controllo e pregiudicando inevitabilmente i naturali equilibri politici. Se quei soldi fossero arrivati nelle mani giuste, oggi il gruppo di Giulietto Chiesa sarebbe sicuramente in Parlamento", ha commentato l’avvocato Francesco Paola, difensore di Occhetto e Chiesa, che ora sta inoltre pensando di predisporre un ricorso contro la Camera dei Deputati, considerata fautrice dell'errore: "Chiederemo anche i danni alla Camera, che deve assumersi la piena responsabilità come ente pagatore di fondi erogati indebitamente", ha aggiunto Paola.

"Sono stato totalmente privato del contributo che la legge e la Costituzione mi garantivano per proseguire la mia attività politica, che è stata gravemente lesionata. L’epilogo di questa vicenda è una vittoria della legge", ha invece dichiarato Giulietto Chiesa. Antonio Di Pietro, raggiunto telefonicamente da alcuni cronisti, ha invece fatto sapere che non intende commentare la vicenda.

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