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Anticipò il delitto di una prostituta in un romanzo: condannato a 25 anni

L’uomo era stato assolto in primo grado: “Sono innocente. Stanno difendendo una banda di mafiosi”. Aveva descritto l’omicidio in alcuni suoi racconti ritrovati dagli inquirenti in una delle abitazioni della vittima a Torino.
A cura di Biagio Chiariello
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Era stato accusato di avere ucciso una prostituta nigeriana. Assolto in primo grado, condannato in appello a 25 anni e sei mesi di carcere per omicidio volontario. Quel delitto era stato quasi anticipato ne “La rosa e il leone”, un romanzo scritto da colui che la corte d’assise d’appello di Torino ha ritenuto essere il killer della 20enne nigeriana, Anthonia Egbuna. Le pagine del libro furono ritrovate dagli inquirenti in una delle abitazioni della vittima. Per questo motivo l'autore Daniele Ughetto Pianpaschet è stato condannato. “Sono innocente. Stanno difendendo una banda di mafiosi”, è l’unico commento che l’uomo ha affidato ai giornalisti uscendo dal palazzo di Giustizia.

La storia inizia il 26 febbraio 2012 quando nel Po, all’altezza di San Mauro Torinese, viene scoperto il cadavere di una persona, una donna di colore. E’ praticamente irriconoscibili. Ma gli inquirenti notano che presenta i segni di alcune coltellate. Il delitto sarebbe stato compiuto nel novembre 2011.  Nella casa di Anthonia viene poi trovato un manoscritto: racconta dell’amore di un uomo per una ragazza nigeriana che di mestiere fa la prostituta. Lui gli chiede di smettere, ma lei rifiuta. Lui la uccide e poi ne getta il corpo in un fiume. Il racconto è di Daniele Ughetto Piampasch. Con la ragazza, l’uomo afferma di aver avuto una relazione sentimentale e nel corso delle varie udienze ha sempre detto di continuare a essere "legato da una grande amicizia", dichiarandosi sempre innocente.

Secondo il procuratore generale Antonio Malagnino l'uomo avrebbe ammazzato la 20enne per gelosia. Il presunto assassino però sostiene che ad uccidere la Egbuna siano stati esponenti delle organizzazioni criminali che sfruttano la prostituzione a Torino e provincia. “Non ci sono ragioni per incarcerare subito il mio cliente – ha detto il suo legale,  Stefano Tizzani – Il procuratore generale deve valutare l’eventuale pericolosità sociale o di inquinamento probatorio o il pericolo di fuga ma in quest’anno che il mio cliente ha vissuto libero è stato dimostrato che non sussiste alcuna di queste possibilità".

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