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Anonymous del Pd: pubblicate le email di decine di parlamentari del Movimento 5 Stelle

Un gruppo di hacker – che si autodefiniscono simpatizzanti del Partito Democratico – pubblicheranno le email di decine di parlamentari del Movimento 5 Stelle.
A cura di Davide Falcioni
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Si autodefiniscono gli "Anonymous del Pd" – anche se dal Partito Democraticogiurano di non saperne nulla – ed hanno hackerato le caselle di posta elettronica di una decina di parlamentari del Movimento 5 Stelle: da stamattina le conversazioni verranno pubblicate su un apposito sito sito, accompagnate da un video che recita: "Vi abbiamo osservato per lungo tempo. Abbiamo studiato ogni vostra mossa…. E siamo rimasti delusi. Un movimento che poteva portare una speranza è finito per arricchire pochi. Promuovete la trasparenza… ma non la praticate in casa. E' venuto il momento della resa dei conti. Abbiamo una copia di tutte le vostre email. Se non le volete vedere pubblicate dovete soddisfare alle nostre richieste. Le nostre richieste di trasparenza: la pubblicazione immediata di redditi e patrimoni di Giuseppe Grillo e Gianroberto Casaleggio e dettaglio dei ricavi derivanti dal sito www.beppegrillo.it e correlati". Il video prosegue spiegando che ogni settimana verranno pubblicate le caselle di posta elettronica di un deputato o senatore del Movimento 5 stelle. E che la pubblicazione sarà interrotta solo quando le richieste formulate saranno soddisfatte.

A quanto pare le email sono migliaia, per un totale di 1,2 gigabyte di spazio: coprirebbero tutto il 2012 ed arriverebbero fino agli ultimi giorni, concentrandosi in particolar modo sul gruppo emiliano (quello, per intenderci, che cacciò Salsi e Favia). Sarebbero stati resi pubblici anche dati sensibili. Non è ancora chiaro come abbiano fatto gli hacker a violare così tante caselle di posta, in particolare account Gmail, Hotmail e via dicendo, usati dai politici per gestire la loro attività. Non è banale accedere a questo tipo di mail se protette con buone password. A meno che la violazione non sia avvenuta da qualche altra parte, magari proprio su un server che ospita gruppi di discussione e coordinamento del movimento, e da lì si siano ricavate le credenziali per altri accessi. Forse, come fanno intuire gli hacker nella nostra intervista, anche a causa della malsana abitudine di molti utenti di usare le stesse password per diversi account.

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