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Ankara, attentato al corteo pacifista: 86 morti e più di 400 feriti

Due forti esplosioni alla manifestazione che si stava svolgendo vicino alla stazione ferroviaria di Ankara, in Turchia. Secondo il leader dell’opposizione (Chp) Kemal Kilicdaroglu le deflagrazioni potrebbero essere state causate da 2 kamikaze.
A cura di Biagio Chiariello
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ore 20.03 –  Secondo il partito curdo Hdp, i morti sarebbero 97 e i feriti 400, dato non confermato dal Ministero della Sanità di Ankara che invece parla di 86 morti e oltre 180 feriti.

Ore 17.40 – Il premier: “Attacco alla democrazia”. Quello di stamani è un attacco alla democrazia della Turchia, che si prepara alle elezioni anticipate del primo novembre. Lo ha detto il premier turco Ahmet Davutoglu, annunciando l'intenzione di incontrare i leader dei partiti di opposizione socialdemocratico Chp e nazionalista Mhp, ma non del filo-curdo Hdp. “È una nostra responsabilità comune quella di proteggere la nostra popolazione”, ha aggiunto Davutoglu, sottolineando di guidare un governo ad interim che non è il governo dell'Akp. Il premier turco ha inoltre ringraziato per i messaggi di cordoglio e solidarietà giunti da tutto il mondo.

Ore 15 – Continua a salire drammaticamente il bilancio della strage in Turchia: i morti sono 86, i feriti 186 di cui 28 gravi.

Ore 14.35 –  I morti sono più di 50. Sale il numero delle vittime delle esplosioni avvenute ad Ankara. L’ultimo bilancio parla di almeno 52 morti. Lo ha detto il procuratore della capitale turca. Si temono però altre vittime tra i feriti. “Condanniamo con forza questo attacco che prende di mira l'unità. Siamo contro ogni forma di terrorismo”: così il presidente turco Recep Tayyip Erdogan sulle due esplosioni.  Erdogan ha annullato i suoi impegni a Istanbul, dove si trovava e oggi era atteso in due incontri, per tornare ad Ankara. Anche il principale partito di opposizione, il socialdemocratico Chp, e il partito filo-curdo Hdp hanno interrotto le iniziative odierne nell'ambito della campagna elettorale.

Due esplosioni a Ankara, capitale della Turchia. Lo riferisce l’agenzia di stampa turca Dogan. Secondo l’altra agenzia Dogan, ci sarebbero molte vittime (c'è chi parla di 30 morti) e feriti, oltre un centinaio. Gli attentati, come aggiunto da Cnn Turk, sono avvenuti prima di un corteo pacifica per protestare contro il conflitto nel sudest della Turchia con i separatisti curdi del Pkk.Fonti del governo turco hanno confermato che si tratta di un attacco terroristico. Secondo il leader dell'opposizione (Chp) Kemal Kilicdaroglu le deflagrazioni potrebbero essere state causate da 2 kamikaze. Il premier, Ahmet Davutoglu, ha convocato una riunione d'urgenza con i vertici della sicurezza. Il primo novembre si terranno elezioni decisive per il presidente Recep Tayyip Erdogan.

Agenti sono poi intervenuti con i gas lacrimogeni e spari in aria per disperdere la folla che aveva attaccato una macchina della polizia dopo le deflagrazione. La manifestazione, a cui erano accorse migliaia di persone, era stata organizzata dai sindacati di sinistra Disk e Kesk e dagli ordini degli ingegneri e dei medici. Nel frattempo le vittime ei feriti  sono stati trasportati, in taxi, al pronto soccorso della capitale in attesa dell'arrivo delle ambulanze, delle squadre dei vigili del fuoco e delle forze dell'ordine.

Ieri, venerdì, la tensione era salita alle stelle in Turchia. Alcuni attivisti lamentavano alle autorità il divieto di far passare il cadavere di un militare turco morto nella lotta all'Isis, in Siria. Ne erano seguiti violenti scontri con gli agenti della polizia in tenuta antisommossa. C'è da dire che quello di oggi non è il primo attentato in terra turca se si guarda agli ultimi 3/4 mesi negli ultimi mesi in Turchia: lo scorso giugno durante un comizio a Diyarbakir 2 persone sono morte a seguito di una esplosione, mentre il 20 luglio a Suruc, 33 attivisti diretti a Kobane sono stati uccisi da un kamikaze dell'Isis. "Stiamo assistendo a un enorme massacro. Un atroce e barbaro attacco è stato compiuto. E' una continuazione di quelli di Diyarbakir e Suruc". Lo ha detto il leader del partito filo-curdo Hdp, Selahattin Demirtas.

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