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Amnesty: “Schiavizzate e costrette a fare figli, basta spose bambine in Burkina Faso”

L’organizzazione ha consegnato 15 mila origami a forma di fiore e 50mila firme all’Ambasciata a Roma. Il gesto simbolico rientra nella campagna My Body My Rights dell’organizzazione umanitaria, nata nel luglio del 2015 con il proposito di mettere fine ai matrimoni forzati e precoci.
A cura di Claudia Torrisi
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Origami contro la pratica delle spose bambine. Ne ha consegnati 15mila all'Ambasciata del Burkina Faso a Roma una delegazione di Amnesty International. Il gesto simbolico rientra nella campagna My Body My Rights dell'organizzazione umanitaria, che finora ha raccolto oltre 50 mila firme, e nata nel luglio del 2015 con il proposito di mettere fine ai matrimoni forzati e precoci. Amnesty denuncia  che "l'esercizio dei diritti sessuali e riproduttivi in diversi paesi è controllato da stato, operatori sanitari o dalla famiglia attraverso leggi e sanzioni penali". Questo significa: mancato accesso alle informazioni sulla sessualità e la riproduzione, ai relativi servizi sanitari relativi, e sulla contraccezione; impossibilità di scegliere il proprio partner e se e quando avere figli; mutilazioni dei genitali femminili, gravidanze, sterilizzazioni, aborti e matrimoni forzati. Per questo motivo, l'organizzazione fa delle richieste ben precise ai governi:

smettere di usare il diritto penale per controllare la sessualità delle persone e la riproduzione;  garantire alle persone il potere di prendere le proprie decisioni sul proprio corpo e di vivere la propria vita senza interferenze da parte di altri;  vietare ogni forma di discriminazione e di violenza;  garantire servizi, educazione e informazione sulla salute sessuale e riproduttiva a costi sostenibili e di qualità.

Come spiega Amnesty International, il matrimonio precoce e forzato è una violazione dei diritti umani: "È illegale secondo il diritto internazionale ed è vietato in molti dei paesi in cui è presente, ma le leggi esistenti spesso non vengono applicate oppure forniscono eccezioni per ottenere il consenso dei genitori o per le pratiche tradizionali". In particolare, in Burkina Faso, i matrimoni forzati sono un fenomeno molto diffuso, soprattutto nelle aree rurali. Sono vietati dalla legge, ma la pratica sopravvive. E le autorità non fanno granché per fermarli. Nel paese una ragazza su tre si sposa prima dei 18 anni, alcune di loro anche a 11, costrette ad avere tanti figli quanti ne vuole il marito, a prescindere dalla propria volontà, dalla propria salute. Poi, una volta sposate vengono tenuta come schiave. Molte non possono andare a scuola. Chi fugge vive lo stigma del villaggio, prova ad andare il più lontano possibile.

I primi risultati, comunque, sono stati raggiunti. Grazie alla visibilità data al problema a livello globale e alla pressione esercitata da tutto il movimento, nel dicembre 2015, il governo ha adottato una strategia nazionale (2016-2025) e un piano d'azione triennale (2016-2018) per prevenire ed eliminare il matrimonio forzato e precoce in Burkina Faso. Nel febbraio 2016, inoltre, il governo ha annunciato la fornitura di cure gratuite per tutte le donne incinte", si legge sul sito di Amnesty. Adesso però, come ha spiegto il presidente dell'organizzazione in Italia, Gianni Rufini, "oltre ai positivi passi intrapresi a livello politico, è necessario che vengano assicurate le risorse per la pronta implementazione del piano e la realizzazione di un cambiamento culturale che sradichi la prassi dei matrimoni tradizionali e religiosi per le bambine e le ragazze".

Il gesto simbolico all'ambasciata ha un significato preciso. Gli origami a forma di fiore di carta, spiega Amnesty, rappresentano "il simbolo dell'infanzia negata alle bambine del Burkina Faso". Gli oggetti sono stati realizzati da attivisti dell'organizzazione, alunni e singoli cittadini che hanno voluto esprimere la propria solidarietà alle spose bambine.

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