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Amministrative 2011: Mario Sartori di PartecipaMi a Fanpage parla dei problemi di Milano

Intervista a Mario Sartori che fa il punto sulla particolare situazione che vive la città di Milano alla vigilia delle elezioni per il rinnovo del Sindaco e del consiglio comunale.
A cura di Giovanni Molaschi
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Amministrative 2011- Mario Sartori di PartecipaMi a Fanpage parla dei problemi di Milano

Le prossime comunali di Milano che come le altre elezioni amministrative 2011 si terranno il 15 e 16 maggio non sono importanti solo per la città lombarda. Il prossimo sindaco dovrà far partire i lavori per Expo2015, di fatto mai iniziati, risanare i conti pubblici, debilitati dalla gestione Moratti che in 5 anni ha speso più di 50 milioni di euro per consulenze private, e irrobustire la sicurezza della città, segnata dalla morte di Emilu, filippina 40enne uccisa da un ex pugile, e dalle aggressioni contro i gay. Questi problemi potrebbero essere il punto di partenza della gestione Pisapia, il candidato del centro-sinistra che proverà a bloccare la riconferma di Letizia Moratti. Con Mario Sartori di PartecipaMi, associazione milanese abbiamo provato a fare un punto su cosa sia da sistemare a Milano.

In meno di cinque anni Letizia Moratti, sindaco di Milano, ha speso 50 milioni di euro in consulenze. Queste spese hanno migliorata la vita dei milanesi?
L’unica osservazione pertinente che posso fare riguarda il fatto che Fondazione RCM ha da sempre dato, di sua iniziativa, risposta alla domanda di partecipazione e informazione sulla città e le politiche pubbliche; L’attenzione dell’amministrazione comunale nei confronti delle nostre iniziative è stata sempre flebile, stiamo ancora aspettando che il Comune decida di aderire alla Fondazione, dove sono già presenti, come soci fondatori, oltre all’università statale e alla camera di commercio di Milano, la Regione Lombardia e la Provincia di Milano. Tornando alla domanda, posso dire che se le opportunità di partecipazione per i milanesi sono aumentate negli ultimi anni anche grazie alla Rete Civica e a partecipaMi, questi progressi non sono ascrivibili ad investimenti ed iniziative delle amministrazioni che si sono succedute a palazzo Marino.

Il bilancio del Comune dovrebbe essere pubblicato online e fruibile da tutti? Perché?
Anche in Italia si stanno diffondendo esperienze di bilancio partecipato, dove i cittadini, le associazioni e i soggetti più interessati ed attivi nella vita pubblica possono influire su priorità, obiettivi e specifiche scelte di bilancio in particolare per quanto riguarda la definizione di priorità d’investimento per opere e servizi pubblici e per la destinazione i fondi per il sostegno ad iniziative culturali e sociali. La rete è un formidabile strumento per poter discutere e condividere proposte di bilancio per la Giunta e il consiglio comunale; Fondazione RCM con la sua piattaforma partecipativa openDCN offre strumenti consultivi e partecipativi decisamente interessanti al riguardo. Meno interessante e decisamente ostico per il cittadino mi pare invece il mettere semplicemente a disposizione centinaia di pagine di un bilancio comunale, verosimilmente oscuro ai più, attraverso la rete.

Giuliano Pisapia potrebbe essere l’ultimo candidato scelto con le primarie dal Pd. Cosa pensa di questo strumento? Cosa pensa del candidato?
Con il sito Comunalimilano2011.it mettiamo a disposizione dei cittadini milanesi uno spazio per informarsi ed interagire con i candidati sindaci e i candidati al Consiglio comunale e di zona. Durante le primarie il sito era già attivo e ha visto una vivace interazione tra i cittadini e i candidati (Pisapia, Boeri, Onida, Sacerdoti); nella fase che si apre ora il dibattito si sposterà sul confronto tra i candidati offrendo dunque ai milanesi un’opportunità di interagire, in un unico ambiente, con tutte le proposte di figure e di programmi che saranno sul tavolo. Le mie personali opinioni sullo strumento delle primarie non credo siano rilevanti in questa sede; posso dire però che un pubblico confronto, attraverso la rete, di proposte e di prospettive per la città da associare anche alla selezione di potenziali candidati tra loro in alternativa per il ruolo di candidato sindaco, mi pare dovrebbe rappresentare un valore aggiunto per la democrazia e non solo per il Pd e non solo per le coalizioni di centro sinistra (nell’indagine SWG che abbiamo promosso e pubblicato sul sito sono state chieste anche da una buona percentuale di elettori del centro-destra).

Com’è internet a Milano? La sua presenza è sufficiente o andrebbe implementata? Milano ha banda larga o il wi-fi gratuito?
A Milano si registra un uso di internet ormai capillare ed è disponibile una delle più estese reti di fibra ottica d’Europa. Come il resto d’Italia (con qualche eccezione, vedi Venezia, provincia di Roma..) siamo invece molto indietro nella disponibilità di punti d’accesso Wi-Fi liberi e gratuiti in spazi pubblici o ad uso pubblico. Il comune di Milano ha annunciato progetti ambiziosi al riguardo. Fondazione RCM, in collaborazione con l’Associazione Green Geek, è impegnata su questo fronte con alcuni progetti che perseguono un duplice obiettivo: promuovere la diffusione di punti d’accesso libero e gratuito che partano da iniziative di quartiere e vedano protagonisti associazioni, commercianti e cittadini ed offrire con il Wi-Fi l’accesso a contenuti informativi e partecipativi che possano essere commentati, integrati ed aggiornati dai cittadini stessi.

Nell’ultimo anno Roberto Saviano, prima, e Il Fatto, dopo, si sono occupati della malavita del nord. A Milano questo pericolo si percepisce? Si sta facendo qualcosa contro la crescita di questo fenomeno?
La trasparenza amministrativa, l’informazione e la partecipazione civile sono, insieme all’azione della magistratura, delle forze di polizia e degli altri organismi di controllo, gli strumenti fondamentali per contrastare il fenomeno della malavita organizzata e il suo radicamento nel territorio. Gli ambienti di partecipazione civica attraverso la rete rappresentano un potenziale, formidabile strumento di trasparenza e di evidenza pubblica delle decisioni e delle procedure pubbliche. Dico potenziale perché in questo caso non basta il protagonismo dei cittadini ma è necessaria una disponibilità della pubblica amministrazione a rendere trasparenti e partecipati i percorsi decisionali e procedurali.

Il cantiere di Expo 2015 potrebbe essere una buona occasione per la criminalità organizzata? Perché?
A Milano in questa fase occasioni e scadenze che presentano risvolti importanti sotto il profilo del rischio criminalità da un lato ma anche dell’opportunità di introdurre maggiore trasparenza e condivisione nelle politiche pubbliche. Ne cito due, Expo 2015 e nuove scelte urbanistiche attraverso il PGT. Né per l’uno né per l’altro si sono finora aperti nuovi spazi di controllo sociale se non quelli che le associazioni, la società civile, i cittadini e la stessa Fondazione RCM hanno autonomamente costruito nel territorio e in rete. Confido che la domanda civile di trasparenza e di partecipazione cresca ulteriormente in modo che i nuovi amministratori di Milano siano indotti a mettere in atto politiche del tutto nuove.

Di Expo 2015 non si occupa più nessuno. Come procedono i lavori?
Il comune di Milano ha passato alla società Expo il compito di dare attuazione al masterplan e agli accordi che sono stati raggiunti sui terreni, sull’esposizione, sulle opere ad essa collegate. In questi giorni (primi di febbraio) parte il Road show finalizzato a stabilire un contatto tra il programma e l’Expo con Milano e il territorio. La macchina della comunicazione è dunque ripartita. Sul resto e cioè sul programma espositivo, sui contenuti che verranno proposti (dall’Italia, dalla Lombardia, da Milano) in tema di alimentazione, ambiente, energia, sulle opere e sui lavori, sulle modalità (ammesso che si preveda qualcosa al riguardo) di coinvolgimento effettivo del territorio, dell’agricoltura nel percorso di costruzione di Expo, nulla trapela. Speriamo che almeno il percorso di comunicazione appena avviato faccia luce sul merito dei programmi.

In rete l’informazione su Milano è massiccia. La città è una di quelle italiane con il più alto numero di siti dedicati. Milano è raccontata bene? Cosa si dovrebbe sapere della città? Quali siti legge per informarsi di Milano? Perché?
L’informazione non manca, nemmeno in rete, ma spesso si tratta di una duplicazione all’infinito di notizie e di dati qualitativamente assai poveri provenienti da una ristretta cerchia di soggetti. Quello che ci interessa di più è che le informazioni su quello che a Milano si fa e si propone siano immesse ed alimentate da coloro che sono portatori delle iniziative. I nostri siti partecipativi e gli ambienti di informazione attiva che abbiamo realizzato per la Provincia di Milano, l’ambiente di PartecipaMi e la stessa piattaforma partecipativa openDCN sono concepiti in modo da coniugare la partecipazione con la disponibilità di informazioni alimentate in gran parte dagli stessi partecipanti. Non a caso il nostro ambiente di Forum si chiama ‘Discussione informata’.

Milano è solo una città di lavoro? Esistono i cittadini? Se esistono perché non sono politicamente impegnati?
Milano è una città che continua ad essere molto viva e attiva anche sotto il profilo del protagonismo sociale. Sono numerosissimi i circoli, i comitati, le associazioni, le iniziative. Non sono molti però i cittadini che frequentano queste organizzazioni e che ne alimentano l’attività. Per quanto riguarda l’impegno politico militante nei partiti il quadro è diverso e al ribasso rispetto a qualche anno fa, come la stesso dato numerico della partecipazione alle primarie ha dimostrato anche nel raffronto con altre città italiane. Questo vale soprattutto per i partiti “tradizionali” ma segnali di controtendenza ci sono anche a Milano in termini di formazione di nuovi movimenti e formazioni politiche. Una delle funzioni della rete è proprio quella di alimentare l’attenzione civica sui temi d’interesse generale cercando di dare continuità, spessore e propositività al dibattito e di mantenere il contatto tra persone che, in assenza della rete, potrebbero interagire soltanto negli spazi e negli tempi che la politica rende (sempre meno) disponibili e che tende sempre più a ridurre al periodo elettorale.

PartecipaMi quanti cittadini rappresenta? Com’è la vostra presenza in rete? Quanti sono gli utenti unici del mese? Perché non siete su Facebook?
I cittadini registrati su partecipaMi sono, a gennaio 2011, 3.450; PartecipaMi e la rete civica di Milano sono conosciuti e riconosciuti dalla rete (con quasi 1000 siti linkati a partecipaMI). PartecipaMi ha circa 90.000 utenti unici al mese con circa 350.000 mila pagine servite al mese.

PartecipaMI si sente rappresentato da un partito?
Non siamo e non ci sentiamo rappresentati da alcuno. Ciò non toglie che cerchiamo di interagire con tutti, proponendo la nostra piattaforma partecipativa che in alcune sue applicazioni si fa carico di contenuti esplicitamente politici. Il nostro essere “super partes” è ovviamente connaturato alla finalità partecipativa delle nostre soluzioni e dei nostri progetti, ma è anche vero che i movimenti, le associazioni e i partiti che più dimostrano nei fatti di voler promuovere la partecipazione civica attraverso la rete e che non cercano soltanto la propria visibilità politica trovano in noi disponibilità ed attenzione scoprendo in Fondazione RCM un interlocutore attento e propositivo e non un asettico fornitore di soluzioni software.

Cosa chiedete al futuro Sindaco? Quali sono i primi tre provvedimenti che dovrebbe approvare?
Chiediamo di assumere la partecipazione (in rete e nel territorio) come una componente strutturale dell’azione del sindaco e dell’Amministrazione, di aderire a Fondazione RCM e di sostenerne le iniziative, di creare, attraverso la rete, una canale permanente di ascolto della città e una relazione diretta tra i cittadini e gli uffici/servizi dell’Amministrazione, di promuovere l’accesso libero e gratuito alla rete tramite il WiFi diffuso, di ridiscutere con la città i temi, le decisione e i progetti strategici finora assunti senza coinvolgere i cittadini milanesi a partire dal progetto Expo e da un piano urbanistico ormai in via di approvazione che rischia di determinare, nei prossimi decenni, uno sviluppo irragionevole e insostenibile di Milano.

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