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Altro che Fertility Day, in Italia c’è bisogno di educazione sessuale

L’intento dichiarato del ministro Lorenzin con l’iniziativa del Feritility Day era riportare l’attenzione sul tema della feritilità. Ma l’Italia persiste in gravi lacune per quanto riguarda l’educazione sessuale di base, considerata ancora un tabù. Una recente ricerca ha mostrato che il 24,8% delle donne in età fertile non fa uso di contraccettivi sicuri.
A cura di Claudia Torrisi
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Una teen-ager su due teme come un incubo la gravidanza, eppure rinuncia a proteggersi, ignorando la contraccezione, stando ai dati della Società Italiana di Ginecologia ed Ostetricia.

Dopo il vespaio di critiche che ha accompagnato le campagne sul Fertility Day, il ministro della Salute Beatrice Lorenzin – oltre ad imbarcarsi in un improbabile confronto tra la locandina incriminata e quella da lei approvata – ha provato a calmare gli animi, sottolineando che "l'importante sono i fatti, non le polemiche" e che "il ministero della Salute fa prevenzione. Il nostro obiettivo è l'informazione e la consapevolezza, poi ognuno fa le sue scelte ed è artefice del proprio destino".

Secondo una ricerca condotta dalla Sigo – Società Italiana di Ginecologia e Ostetricia e resa nota nella Giornata internazionale della contraccezione (che si celebra oggi), però, al di là del tema della fertilità, ci sono altri ambiti della sfera sessuale che necessiterebbero di informazione. Lo studio ha rivelato che il 24,8% delle donne in età fertile utilizza sistemi poco sicuri per evitare una gravidanza indesiderata: il 17,5% di loro ricorre al coito interrotto, il 4,2% si affida ai metodi naturali e il 3,1% alla buona sorte o altri rimedi. Fanno uso di contraccezione ormonale solo il 16,2% delle italiane, ma la percentuale scende al Sud, dove si trovano più della metà delle 7.819 ragazze con meno di diciannove anni che hanno partorito nel 2014. Un precedente studio internazionale della stessa società aveva mostrato come il 20% del campione italiano avesse appreso su internet "informazioni false o non esatte sulla sessualità". Secondo il professor Paolo Scollo, presidente della Sigo, questo quadro "denota una scarsa consapevolezza e che richiede interventi di educazione sessuale e all'affettività sin dalla scuola".

Il punto è centrale: secondo uno studio dell'Organizzazione mondiale della sanità sugli impatti dell'educazione sessuale, nei paesi in cui questa è materia scolastica, a lungo termine sono diminuite gravidanze adolescenziali, aborti, malattie sessualmente trasmissibili, HIV e persino i casi di abusi sessuali e omofobia. Un rapporto del Dipartimento Direzione generale per le politiche interne del Parlamento Ue sostiene che "un’educazione sessuale insufficiente porta ad un aumento del tasso di gravidanze in età adolescenziale e a una maggiore quantità di persone che soffrono di AIDS e malattie sessualmente trasmissibili". Facendo una comparazione tra ventiquattro paesi, lo stesso studio fa rientrare l'Italia tra i sette che non prevedono l'obbligatorietà dell'educazione sessuale.

Come scrive ValigiaBlu, da questo punto di vista "l’Italia è uno degli esempi più chiari di come sia un intero ambiente (culturale, politico, religioso) a indebolire ogni tentativo di introduzione per legge dell’educazione sessuale nelle scuole (a parte singoli progetti, che ogni realtà locale può decidere di adottare o meno)". Un progetto di legge risale al 1991, ma è naufragato come altri che l'hanno seguito. L'opposizione all'educazione sessuale nelle scuole, poi, da due anni a questa parte si è fatta ancora più forte, da quando è comparso lo spettro dell'"ideologia gender" nelle classi – che tra l'altro è continuamente di ostacolo anche all'introduzione di una più "casta" educazione sentimentale. Secondo l'Associazione Italiana di Sessuologia ed Educazione Sessuale, però, il fatto che non vengano fornite informazioni su tematiche sessuali fa sì che i ragazzi "hanno informazioni sulla sessualità che derivano prevalentemente dai propri coetanei, e che i loro coetanei prendono da internet, senza gli strumenti per discernere il falso dal vero". Ma questa lacuna, oltre a conseguenze di tipo culturale, ne ha altre che incidono direttamente sulla salute: uno studio a cura dell’Istituto Superiore di Sanità ha mostrato come in Italia, a differenza che in altri paesi, non stiano diminuendo le malattie trasmesse sessualmente.

L'intento dichiarato del ministro della Salute con l'iniziativa del Feritility Day era riportare l'attenzione sul tema della feritilità. Il punto è che così come non si può iniziare a costruire una casa dal tetto, per garantire "informazione e consapevolezza" come vorrebbe Lorenzin ci sarebbe bisogno di educazione e indicazioni in materia sessuale che siano chiare, precise e disponibili a tutti – più che di prediche su orologio biologico e simili. E invece nel nostro paese certi temi sono ancora considerati dei tabù insormontabili.

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