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Alpinista sull’Everest si salva dalla valanga grazie ad una roccia

Il terremoto in Nepal scuote anche l’Himalaya. Al momento si contano 18 morti a causa delle valanghe ed il numero potrebbe continuare a salire. Carsten Lillelund Pedersen, però, si è salvato in tempo.
A cura di Redazione
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Everest.
Everest.

Prima una scossa di magnitudo 6.4 della Scala Richter, poi una di 7.7 hanno scosso il Nepal questa mattina, causando, al momento, oltre 1.500 morti. Il sisma non ha soltanto raso al suolo gran parte degli edifici prossimi all'epicentro (tra Kathmandu e Pokhara), ma ha anche dato origine a diverse valanghe che, secondo i dati più recenti, hanno ucciso 18 persone. E' questo, del resto, il periodo in cui si concentra il maggior numero di turisti interessato al trekking, che giunge nella regione attratta dall'invitate catena montuosa dell'Himalaya. E' qui, infatti, che si trova, con i suoi 8.848 metri, la montagna più alta al mondo: l'Everest.

La roccia che ha salvato l'alpinista danese.
La roccia che ha salvato l'alpinista danese.

E' proprio sull'Everest, precisamente al Campo 1, che si trovava Carsten Lillelund Pedersen, alpinista danese di Copenaghen che con altri 14 alpinisti si era fermato presso il campo un paio di giorni per potersi acclimatare. La paura del terremoto e di quanto è seguito viene raccontato dall'alpinista via Facebook e chat. Pedersen, che era in compagnia di Jelle, uno scalatore belga, racconta di aver avvertito distintamente le scosse e di aver dunque visto approssimarsi il pericolo di una valanga. Da lì la corsa per trovare un riparo dalla massa di neve che li stava raggiungendo, fino ad aver trovato lungo il percorso un'imponente roccia dietro cui si sono riparati i due alpinisti. Sui fianchi della stessa si è consumato l'impetuoso fiume di neve. "Abbiamo avuto davvero paura di morire", ammette ancora lo scalatore usando i nuovi media per comunicare. E' infatti su Facebook che l'uomo ha postato la foto della roccia che li ha salvati.

Anche gli sherpa e gli altri scalatori sono salvi. Adesso sono tutti al sicuro e hanno allestito in una tenda un ospedale nel quale sono presenti dei medici che avevano preso parte alla spedizione. Il campo adesso è diventato punto di riferimento anche per le altre spedizioni, da cui accorrono i feriti. Per il momento si contano 18 alpinisti stranieri morti, ma il bilancio potrebbe salire a causa della difficoltà dei soccorsi di raggiungere i campi e i luoghi in cui si sono abbattute le valanghe.

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