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Direzione PD: su Marino e Bassolino decisione a gennaio

L’attesa direzione del Partito Democratico si concentra sull’allerta terrorismo ed evita il nodo delle primarie per le elezioni amministrative della prossima primavera. Se ne parlerà solo da gennaio.
A cura di Redazione
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UPDATE ore 21.30 – Il Presidente del Consiglio e segretario nazionale del PD glissa su uno dei temi cardine della discussione, quello sulle primarie per la scelta dei candidati sindaco delle città al voto a primavera. Il premier rimanda la decisione a gennaio e nel suo intervento spiega: "Propongo di discutere fino al 10-15 gennaio di elezioni amministrative e anche della questione delle primarie ma proporrei il 20 marzo come data nazionale per fare le primarie". I prossimi mesi, dunque, serviranno nella comunità dem a sciogliere gli ultimi dubbi: "Parleremo anche di questo, scegliamo dei tempi. Io propongo una moratoria almeno fino a gennaio. Mentre stiamo a discutere di grandi temi internazionali non diamo l'idea che la discussione sia su quando facciamo il congresso e primarie. Va benissimo ma non diamo l'idea di essere, rispetto alle opinioni dei cittadini, totalmente disassati".

Rischio terrorismo e nuovi scenari internazionali: sono questi gli argomenti dell’odierna direzione del Partito Democratico, trattati dal ministro degli Esteri Paolo Gentiloni e dal deputato Enzo Amendola. Non c’è stato invece il dibattito intorno alla polemica del giorno, ovvero alla possibilità che sia impedito di correre alle primarie in vista delle prossime elezioni amministrative agli ex Sindaci (con l’eccezione per i Sindaci uscenti). Una norma che, a detta di molti analisti, sembrerebbe studiata per impedire la nuova discesa in campo di Antonio Bassolino a Napoli e il tentativo di riproporsi di Ignazio Marino a Roma. In ogni caso, intorno alla “proposta”, avanzata dai vicesegretari Lorenzo Guerini e Debora Serracchiani, non si è registrata unanimità, anzi la minoranza ha già fatto sapere di non ritenerla accettabile.

La Direzione si è dunque aperta con una lunga relazione di Gentiloni, che ha ribadito la linea italiana dopo i fatti di Parigi: buonsenso, cautela, ma anche fermezza contro la minaccia terroristica e massima attenzione al rischio di infiltrazioni fondamentaliste nel territorio italiano. Il titolare della Farnesina ha poi chiarito che non vi può essere una soluzione semplice, ricordando la complessità delle questioni in gioco. Non è in discussione, in ogni caso, l’impegno italiano (il nostro Paese è già impegnato nella lotta all'Isis), che si esplica in ambiti diversi e con mezzi adeguati sia finanziariamente che politicamente.

Matteo Renzi, assente in apertura a causa di concomitanti impegni istituzionali, dovrebbe arrivare per le conclusioni finali.

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