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Alitalia, esclusa nazionalizzazione. Ministro Calenda: “Ora la vendita o la liquidazione”

Il ministro dello Sviluppo economico Carlo Calenda ha delineato gli scenari futuri di Alitalia: “La cosa più plausibile è che si vada verso un breve periodo di amministrazione straordinaria che si potrà concludere nel giro di 6 mesi o con una vendita parziale o totale degli asset di Alitalia oppure con la liquidazione”.
A cura di Susanna Picone
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alitalia aereo italia

Dopo il deciso no dei lavoratori al referendum sul piano di ristrutturazione che prevedeva tagli al personale e agli stipendi Alitalia va verso il commissariamento. Il cda della compagnia “data l'impossibilità di procedere alla ricapitalizzazione” ha deciso di avviare le procedure previste dalla legge e ha convocato un'assemblea dei soci per il 27 aprile. Programma e operatività dei voli – ha chiarito Alitalia – non subiranno al momento modifiche. Il ministro del Lavoro Giuliano Poletti intervenendo a Sky Tg24 ha detto che è esclusa una nazionalizzazione. “Quello che potevamo fare, abbiamo cercato di farlo ottenendo il miglior risultato possibile in questa fase. Alitalia è un'azienda privata: ora dobbiamo aspettare la decisione degli azionisti, poi siamo pronti ad applicare la legge” per tutelare i lavoratori con gli ammortizzatori, ha aggiunto il ministro. Il collega dello Sviluppo economico Carlo Calenda al Tg3 ha poi detto che “la cosa più plausibile è che si vada verso un breve periodo di amministrazione straordinaria che si potrà concludere nel giro di 6 mesi o con una vendita parziale o totale degli asset di Alitalia oppure con la liquidazione”.

“Se ci saranno aziende interessate a rilevarla – ha aggiunto Calenda – questo è tutto da vedere, è prematuro”. Calenda ha quindi annunciato che l'Unione europea può dare per un periodo di tempo limitato il via libera a un aiuto pubblico “per un orizzonte di 6 mesi, a condizioni molto precise che negozieremo sotto forma di prestito”.  Secondo quanto spiegato dal ministro si tratterà di un “ponte finanziario transitorio” e non di una nazionalizzazione né di cinque anni di amministrazione straordinaria o di miliardi di euro di perdite.

Intanto in una nota James Hogan, presidente e amministratore di Etihad Hogan, ha giudicato “profondamente deludente” l'esito del referendum. “L'accordo preliminare con i sindacati – ha detto – era stato reso possibile e supportato dai leader degli stessi sindacati, dal management di Alitalia, dal Primo Ministro Italiano e da tre Ministri del Governo, che avrebbero aiutato a mettere il futuro di Alitalia al sicuro. Il rifiuto di questo accordo nel referendum è profondamente deludente”.

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