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Alfano Jr cerca di bloccare la puntata di Report dedicata alla sua carriera in Poste

Il fratello del ministro Angelino Alfano ha inviato formale diffida per bloccare la messa in onda del servizio dedicato alla sua carriera in Poste Italiane, oggetto tempo fa di due interrogazioni parlamentari a causa di alcuni particolari emersi da intercettazioni telefoniche nell’ambito dell’inchiesta Labirinto. “Chiedo di di non mandare in onda dette dichiarazioni poiché le stesse sono state ottenute contro la mia volontà e non sono accompagnate dal alcuna mia dichiarazione liberatoria”, si legge nella diffida.
A cura di Charlotte Matteini
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alessandro alfano

Alessandro Alfano, fratello del ministro dell'Interno Angelino Alfano finito qualche mese fa al centro di uno scandalo relativo ad alcuni scatti di carriera elargiti in assenza di requisiti e oggetto di due interrogazioni parlamentari, ha inviato una diffida al direttore di Rai 3 Daria Bignardi e alla conduttrice e autrice di Report, Milena Gabanelli, per bloccare la messa in onda di alcune dichiarazioni "ottenute contro la mia volontà", registrate da una telecamera inizialmente occultata e carpite senza le necessarie autorizzazioni. "Non si tratta di una mia intervista, ma di dichiarazioni che sono state registrate da un soggetto che non si è in alcun modo qualificato come giornalista e riprese da una telecamera inizialmente occultata. Metodologia che sicuramente non risponde ai canoni professionali del giornalista e, ancor più grave in questo caso, del servizio pubblico", si legge nella diffida relativa al servizio dedicato alla carriera in Poste italiane di Alessandro Alfano. Alfano, inoltre, chiede "di non mandare in onda dette dichiarazioni poiché le stesse sono state ottenute contro la mia volontà e non sono accompagnate dal alcuna mia dichiarazione liberatoria. Qualora mi fosse stata  richiesta un'intervista l'avrei senz'altro rifiutata in pieno ossequio alle direttive aziendali che regolano la comunicazione esterna dei dirigenti di Poste Italiane. Solo il rispetto di questi obblighi, quindi, mi impedisce di entrare nel merito, in questa sede, delle infamanti e non veritiere accuse che mi vengono mosse con il citato servizio televisivo".

"Sarebbe stato sufficiente al giornalista un semplice approfondimento per verificare l'infondatezza delle accuse che mi vengono mosse sia con riferimento alla natura del mio titolo di studio, sia ai titoli da me posseduti all'atto dell'instaurarsi del rapporto di lavoro, sia con riferimento alle procedure relative alla selezione per Segretario Generale della Camera di Commercio di Trapani. Bastava forse ricordare che quasi tutti gli episodi citati sono già stati oggetto di approfondite verifiche giudiziarie che hanno certificato la correttezza del mio operato, la mia evidente condizione di parte lesa in un procedimento penale nel quale sono stato archiviato e cioè ‘ a seguito del quale non ho nemmeno subito un processo perché tutto si concluso ben prima del processo, con parole nette e chiare del giudice", spiega Alessandro Alfano , sottolineando dunque l'insussistenza delle accuse mosse a suo carico. "Sarà pertanto, mio dovere, qualora il servizio dovesse andare in onda senza gli opportuni approfondimenti e le indispensabili verifiche, tutelare la verità, il prestigio mio e dell'azienda privata per cui lavoro nelle opportune sedi giudiziarie. Vi ricordo, inoltre, che compito del servizio pubblico nazionale è quello di informare, non creare tesi diffamatorie", conclude il testo.

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