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Alfano jr, 200mila euro l’anno alle Poste e nessun documento firmato in 4 anni

La Guardia di finanza, per conto della Corte dei Conti, indaga sull’assunzione e sulla carriera lampo di Alessandro Alfano, fratello del ministro degli Esteri Angelino, allo scopo di verificare se le promozioni ottenute dal dirigente siciliano siano frutto di meriti professionali o di parentela.
A cura di Charlotte Matteini
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alessandro alfano

Il fratello del ministro degli Interni Angelino Alfano torna al centro dello scandalo. La vicenda in realtà va avanti sin dal 2013 quando, a seguito della nomina a dirigente di Postecom società legata a Poste Italiane – alcuni deputati di Sinistra Ecologia e Libertà e del Movimento 5 Stelle presentarono delle interrogazioni parlamentari per cercare di comprendere l'evoluzione della carriera di Alfano Jr, titolare di una laurea triennale in Economia conseguita a 34 anni con votazione 93/110. "[…] All'inizio di settembre 2013, Alessandro Alfano è stato nominato, senza concorso, dirigente di «Postecom» società di servizi internet del gruppo Poste Italiane partecipato al 100 per cento dal Ministero dell'economia e delle finanze, e avrà diritto ad uno stipendio annuo di oltre centomila euro–: se il Ministro interrogato sia a conoscenza della nomina del dottor Alessandro Alfano a dirigente di Postecom ed intenda accertare se tale nomina sia avvenuta in seguito ad una scrupolosa valutazione del curriculum vitae del candidato e/o all'esito di una comparazione tra diversi profili professionali idonei a ricoprire quell'incarico dirigenziale; se risulti al Ministro interrogato, nell'ottica di contenimento delle spese delle società a parziale e totale partecipazione pubblica, assolutamente necessaria tale nomina e quali siano le motivazioni che hanno portato il management di Postecom a tale irrinunciabile scelta; se sia nelle intenzioni del Ministro, in caso di illegittima nomina, inviare un dettagliato esposto alla competente Corte dei Conti e se si intendano, eventualmente, prendere provvedimenti verso i dirigenti della società Postecom", chiesero all'epoca i parlamentari del Movimento 5 Stelle.

Nel luglio dello scorso anno la vicenda tornò nuovamente al centro del dibattito politico: a conclusione delle indagini, nell'ambito dell'inchiesta cosiddetta "Labirinto" vennero diffuse alcune intercettazioni, in particolare una datata 9 gennaio 2015, in cui il faccendiere Raffaele Pizza spiegava a Davide Tedesco, storico collaboratore del ministro Alfano, di aver agevolato in prima persona l’assunzione e gli scatti di carriera di Alfano in Poste Italiane grazie ai suoi rapporti con l'allora ad Massimo Sarmi: “Angelino lo considero una persona perbene un amico. Se gli posso dare una mano… Mi ha chiamato il fratello per farmi gli auguri; tu devi sapere che lui come massimo poteva avere 170.000 euro, io gli ho fatto avere 160.000. Tant'è che Sarmi stesso glielo ha detto ad Angelino: io ho tolto 10.000 euro d'accordo con Lino, per poi evitare. Adesso va dicendo che la colpa è la mia, che l'ho fottuto perché non gli ho fatto dare i 170.000 euro. Cioé, gliel'ho pure spiegato… Poi te li facciamo recuperare…”, si leggeva nelle varie trascrizioni pubblicate dalla stampa. Dal canto suo, il ministro Alfano ha sempre negato ogni coinvolgimento nella vicenda e anzi aveva sostenuto che questa inchiesta fosse stata strumentalizzata a livello politico.

Secondo alcune indiscrezioni riportate stamane da Giuseppe Scarpa di Repubblica, sulla carriera lampo all'interno di Postecom sta indagando la Guardia di finanza, per conto della Corte dei Conti, la quale mira a fare luce non solo sulle modalità di assunzione del fratello del ministro degli Esteri, ma anche sulle promozioni ottenute nel corso degli anni e dei relativi aumenti di stipendio, passato dai 160mila euro del 2014 ai 200mila del 2016. La domanda che sottende a tutta l'inchiesta è una: il posto a Postecom e gli scatti di carriera, Alessandro Alfano, li ha guadagnati per meriti professionali o di parentela? Se venisse dimostrata la seconda ipotesi, ci si troverebbe di fronte un danno erariale da quantificare.

Stando a quanto riporta il quotidiano Repubblica, però, dalle carte delle indagini emergerebbe che Alessandro Alfano in quattro anni da dirigente di Postecom non avrebbe firmato alcun atto. Inoltre, spiega Scarpa, "il consigliere d’amministrazione di Poste Italiane, dottor Antonio Mondardo, aveva manifestato la propria perplessità all’allora ad (di Poste Italiane ndr) Massimo Sarmi circa le motivazioni che avevano portato all’assunzione di Alessandro Alfano, senza che il cda fosse portato a conoscenza dell’esigenza di dover ricoprire tale ruolo, e che per tale carica fosse prevista l’assunzione del citato dirigente”.

Stando alle indiscrezioni, poi, Repubblica racconta che rispondendo ad alcune domande della Guardia di Finanza, l'allora ad Sarmi sostenne di non sapere del legame di parentela tra Alessandro Alfano e il più conosciuto Angelino.
“Sapeva che Alessandro Alfano era il fratello del ministro?, chiese la finanza a Sarmi, che rispose: “No, non mi sembra che all’epoca si era preso in considerazione questo legame”. Di contro, Claudio Picucci, braccio destro dell'amministratore delegato, raccontò invece un'altra versione dei fatti:

Lei aveva informato Sarmi che Alessandro era il fratello del ministro?”, domandano gli investigatori. “Sicuramente sì, anche perché il nome era altisonante”, afferma Picucci. “E chi aveva presentato il cv di Alessandro Alfano?”, incalzano gli inquirenti. “Ritengo (l’allora, ndr) l’ad di Poste, Sarmi". "Di sua iniziativa – precisa Picucci- (Sarmi, ndr) mi inviò il curriculum non per soddisfare un’esigenza immediata, ma per tenerlo in considerazione nel caso in cui fossero emerse necessità”.

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