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Alfano, e dopo il Cocoricò, pensi di chiudere anche i parchetti?

“Chiuderemo tutti i locali che non rispettano la legge”, ha dichiarato Alfano. Tolleranza zero, dobbiamo debellare la piaga della droga. Di questo passo, dove arriveremo, ad invocare la chiusura dei parchi cittadini?
A cura di Charlotte Matteini
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"Chiuderemo tutti i locali notturni che non rispettano la legge", ha dichiarato il Ministro dell'Interno Angelino Alfano durante un'intervista al Corriere della Sera. Non contento, ha anche rincarato la dose: "Non si tratta di risolvere il problema dello spaccio di sostanze stupefacenti, ma di impedire che i locali diventino vere e proprie centrali per l'approvvigionamento di sostanze proibite". Tolleranza zero. Una lotta senza quartiere, quella che Alfano vuole condurre contro l'abuso di sostanze stupefacenti.

Secondo il Ministro dell'Interno questo problema si risolverebbe efficacemente chiudendo le discoteche. Pare non prendere nemmeno in considerazione la strada della responsabilizzazione dei clienti condotta attraverso campagne di informazione e prevenzione. No, per Alfano chiudere i locali è prevenzione. Alfano pensa sia sufficiente punire il luogo dove avviene il fatto e quindi contestualmente punta alla deresponsabilizzazione dell'utilizzatore della sostanza. Un po' come dirgli "non è colpa tua, è il locale che ti induce a drogarti". E magari, già che ci siamo, gli diamo pure una pacca sulla spalla, tanto è tutta colpa del locale. Ed è dello stesso avviso il il Questore di Rimini, Maurizio Improta, che nel provvedimento che impone al Cocoricò la chiusura forzata per quattro mesi emesso in seguito alla morte del sedicenne umbro, Lamberto Lucaccioni, scrive che la discoteca romagnola è

"un punto di riferimento per persone pericolose, orbitanti nell’ambiente dello spaccio e dell’uso smodato di sostanze stupefacenti e psicotrope, con gravi e ricorrenti ripercussioni sia per l’ordine e la sicurezza che, soprattutto, per la salute e l’incolumità dei giovani frequentatori. E poi, ancora: "Il locale viene percepito e considerato come un simbolo degli eccessi ovvero un luogo dove, secondo una percezione distorta, è possibile abbandonarsi a forme estreme ed incontrollate di divertimento spessissimo mediante l’assunzione di pericolossissimi miscugli di bevande alcoliche, sostanze eccitanti, stupefacenti e allucinogeni di ogni genere che portano gli avventori a perdere il contatto con la realtà e a non percepire i segnali d’allarme provenienti dal proprio organismo".

Un vero e proprio inno all'irresponsabilità individuale. In pratica, secondo Improta e Alfano, siccome una parte degli avventori del Cocoricò ha una percezione distorta del divertimento, allora dev'essere il Cocoricò a pagare per la loro dabbenaggine. A nulla serve far notare che questo tipo di provvedimento porterà solamente ad uno spostamento del fenomeno in altre discoteche, gli amanti del proibizionismo pensano sia possibile debellare la piaga dell'abuso di droga semplicemente chiudendo tutti i locali laddove un cliente tenti di sniffare cocaina o mangiarsi una "pasta". E le responsabilità del cliente, dove sono? "Al centro della nostra attenzione c'è la vita delle persone", dice Alfano. Al centro della loro attenzione c'è la vita di quelle stesse persone che, senza che nessuno le costringa, scelgono deliberatamente di abusare di sostanze stupefacenti. Nonostante commettano un illecito, a farne le spese pare debba essere il locale, insieme ai propri dipendenti che, da un giorno all'altro, in piena stagione estiva, si ritrovano senza lavoro. E nel caso di soggetti minorenni, la famiglia ha una qualche responsabilità oppure è sempre colpa del locale che travia le coscienze dei pargoli indifesi?

Esiste una legge sulla sicurezza dei locali pubblici, che senz'altro va rispettata, ma esiste anche la possibilità, a quanto pare non presa in considerazione dai vertici istituzionali, che il locale in questione abbia già fatto la propria parte per cercare di arginare il fenomeno, ma estirparlo completamente sia praticamente impossibile. Per ogni spacciatore individuato e cacciato, ne arriverà sempre uno nuovo e sconosciuto alla sicurezza del locale. E quindi, se non viene provata la connivenza dei gestori, come possono essere ritenuti responsabili delle azioni compiute dalle migliaia di clienti che affollano il locale ogni sera? Ma la legge questo dice e il questore deve applicarla, sentenzia Alfano. E allora forse sarebbe anche il caso di rivederla, questa legge iniqua. E' notizia di oggi che a Milano sia stata sgominata una banda di spacciatori che operava al Parco Sempione. Il prossimo provvedimento del Ministro dell'Interno quale sarà? Imporre la chiusura del parco cittadino, luogo di perdizione in cui da almeno vent'anni, che io ricordi, è conosciuto come una delle più importanti piazze di spaccio del milanese?

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