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Alfano contro Renzi: “L’impazienza del Pd di rientrare a Palazzo costerà miliardi all’Italia”

Il ministro degli Esteri e leader di Ap Angelino Alfano contesta la scelta di porre la soglia di sbarramento al 5% alle prossime elezioni politiche, soglia che stando ai recenti sondaggi il partito di Alfano, a meno di eventuali coalizioni pre-elettorali, non sarebbe in grado di superare. Renzi però sembra preferire un accordo con M5S e Forza Italia per far passare il sistema tedesco e ignora le richieste del titolare della Farnesina.
A cura di Charlotte Matteini
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Il ministro degli Esteri Angelino Alfano e il segretario del Partito Democratico Matteo Renzi sembrano essere ormai ai ferri corti: "Le posizioni sono distanti sia sul tema della legge elettorale e sia sul tema della durata della legislatura. Sarebbe stato naturale per il Pd cercare prima un accordo con il suo alleato di governo e non con le forze che sono all'opposizione. Ho convocato la direzione nazionale del partito il primo giugno e in quella sede prenderemo le nostre decisioni", ha dichiarato ieri Alfano a margine di un incontro organizzato a Fabriano. Secondo indiscrezioni, nel pomeriggio di ieri si sarebbe svolto un incontro tra i due capi di partito per discutere dei punti chiave della legislatura, ovvero della soglia di sbarramento e dell'ipotesi di voto anticipato al prossimo autunno.

Alfano propende per una riduzione della soglia di sbarramento, attualmente fissata al 5% nelle intenzioni della maggioranza, ma sul punto pare che Renzi non abbia intenzione di cedere. Stando agli ultimi sondaggi, a meno che il partito di Alfano non riesca a formare una coalizione con cui presentarsi alle prossime politiche, con il sistema tedesco di stampo proporzionale e la soglia di sbarramento al 5%, Alternativa Popolare resterebbe fuori dal parlamento, non essendo in grado di raggiungere da sola il consenso minimo richiesto per ottenere seggi. "Noi siamo responsabili e continueremo a sostenere il Governo Gentiloni", quindi da parte del leader di Ap nessuna intenzione di uscire dalla maggioranza per far cadere l'esecutivo anzitempo.

"In questo momento così delicato non si vota per la legge elettorale, ma si vota lo scioglimento delle Camere e io non capisco l'impazienza del Pd di portare l'Italia al voto tre o quattro mesi prima in piena legge di Stabilità. Rivolgo un appello al Pd prima della loro direzione: pensino all'Italia e al danno che questa impazienza di rientrare a Palazzo può fare all'economia. Abbiamo posto una questione di principio sulla legge elettorale, perché ci uniremo ad altri e supereremo la soglia del 5%. Ci sono tante forze politiche e persone della società civile che ci hanno dato disponibilità ad aggregare una coalizione liberale popolare che supererà la soglia, se sarà quella. Noi siamo anche pronti a prendere in considerazione questa legge, ma non come oggetto di mercanzia", ha tuonato Alfano stamattina a margine di un convegno tenutosi alla Farnesina.

Solo il 25 maggio scorso Alfano dichiarava sulla legge elettorale: "Occorre trovare prima un’intesa all’interno della maggioranza e poi cercare un accordo più ampio. Il tema della mancanza dei numeri sulla legge elettorale è un finto problema, perché è sufficiente partire dalla maggioranza parlamentare e di governo per avere i numeri sulla legge elettorale. Se si trova l’intesa nella maggioranza c’è subito il numero sufficiente per approvare una legge elettorale come è accaduto con l’Italicum. E poi, immediatamente, dopo aver trovato l’accordo di maggioranza, si apra al contributo di tutto il Parlamento, in modo tale da fare un accordo ancora più ampio rispetto a quello della semplice maggioranza”.

Stando però alle ultime evoluzioni e alle intenzioni politiche di Renzi, che mira a far approvare nel più breve tempo possibile il "sistema tedesco" mediante un accordo con il Movimento 5 Stelle e Forza Italia, la posizione di Alfano espressa solo pochi giorni fa sembra perdere nettamente di vigore.

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