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Alassio, arrestato un prete: accusato di cessione di materiale pedopornografico

Il sacerdote è stato arrestato questa mattina. La comunità dei salesiani a cui apparteneva lo difende: “Con noi mai nessun comportamento anomalo”.
A cura di Davide Falcioni
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Stamani la polizia ha eseguito un'ordinanza di custodia cautelare emessa dal Tribunale di Milano nei confronti di una 30ina di persone accusate di pedofilia e dedite all'acquisizione e al traffico di materiale video pedopornografico: tra le 4 persone condotte in carcere ci sono anche un prete, un operaio e due disoccupati. Il sacerdote si chiama Giorgio Porcellana, ha 49 anni, ed è stato ammanettato ad Alassio con l'accusa di "cessione aggravata" di materiale pedopornografico, circostanza che prevede il trattamento di materiale con minori di anni 16 e in "numero maggiore di tre". Gli altri arresti sono scattati a Roma, Lariano e Bordighera.

Dall'inchiesta coordinata dal pubblico ministero milanese Giovanni Polizzi emerge che il sacerdote, un salesiano, aveva per anni vissuto ad Oulx, in provincia di Torino, e solo recentemente era stato trasferito ad Alassio. Il prete aveva acquisito una falsa identità come quasi tutti gli altri indagati e secondo l'accusa avrebbe acquisito fotografie e video di pre adolescenti o di bambini di pochi anni, nella maggior parte dei casi provenienti dall'estremo Oriente.

Il prete ha tuttavia trovato le difese della comunità salesiana di Alassio, che sostiene come padre Giorgio Porcellana non avesse in realtà mai suscitato sospetti: "Un confratello come altri, che si è subito messo a disposizione dell’istituto", sostiene il direttore don Gino Bruno. "Non ha mai dato problemi, anzi si è sempre comportato con noi in modo esemplare. Non ha avuto contatti con la nostra scuola, ma celebrava messa e confessava -. aggiunge don Bruno -. Conosciamo poco la sua storia. Abbiamo visto la polizia questa mattina quando è venuta a prelevarlo, ma non sappiamo altro".

A quanto pare i presunti pedofili si incontravano sovente sul social network russo Imgsrc.ru, utilizzato dagli iscritti per pubblicare foto e video di vario genere. Gli indagati si scambiavano messaggi `in codice´ per poi spostare le conversazioni su altre piattaforme web, dove avveniva lo scambio di migliaia di immagini da parte della rete internazionale.

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