“Aggancia” atleti gay con una app, giornalista nei guai a Rio
Dopo le polemiche per l'acqua verde della piscina che ha ospitato diverse competizioni nei tuffi, dalle Olimpiadi di Rio de Janeiro rimbalza un'altra notizia che sta facendo inevitabilmente discutere. Nico Hines, un reporter americano del "Daily Beast", probabilmente stanco di dover documentare vittorie e sconfitte degli atleti in gara ha avuto la censurabile idea di voler indagare nell'aspetto più intimo di ogni sportivo presente in Brasile. Attraverso "Grindr", applicazione utilizzata per organizzare incontri tra omosessuali, il giornalista ha infatti adescato alcuni atleti gay e pubblicato il tutto in un articolo sul suo giornale, vantando di aver avuto tre richieste e rivelando anche nazionalità e disciplina sportiva di chi era caduto nella sua trappola. "Non ho mentito a nessuno – ha dichiarato Hines – Ho spiegato di essere un giornalista e di non essere omosessuale, dato che ho moglie e figli".
Le scuse del direttore
Tanto è bastato, però, per scatenare le polemiche sul suo tentativo di verificare l'effettiva efficacia di applicazioni come Bumble, Grindr, Jack'd e Tinder per facilitare incontri anche durante i Giochi olimpici. Lo scoop del reporter, infatti, non è andato a genio al popolo della rete (che ha chiesto all'organizzazione di togliere l'accredito al giornalista americano) e alla stessa "Society of Professional Journalists" che ha criticato l'articolo e chiesto le scuse per gli atleti coinvolti nella storia. Accerchiato anche lui dalle accuse, il direttore del Daily Beast ha così pubblicato un breve pezzo di scuse e cancellato dal sito il lavoro del suo giornalista: "L'articolo non voleva fare del male o denigrare la comunità lesbo-gay – si è affrettato a scrivere John Avlon – Mi auguro che la rimozione dimostri quanto prendiamo seriamente il nostro errore".