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Agente morto nell’auto finita nel fiume, moglie tra i primi soccorritori: passava per caso

“Sono un medico, Serve aiuto?” aveva chiesto la donna ai soccorritori poco prima di scoprire che l’auto era quella del marito.
A cura di Antonio Palma
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Quando aveva visto i vigili del fuoco al lavoro sul posto si era subito fermata per prestare aiuto in quanto medico, chiedendo se poteva dare una mano. Così, in maniera drammatica, Milena Perini però ha scoperto che in quell'auto finita nel fiume c'era il corpo senza vita del marito, l'agente 44enne Filippo Mabea morto lunedì dopo essere finito nel canale del fiume Bacchiglione a Pontelongo, in provincia di Padova, per cause ancora da accertare. Come racconta il quotidiano locale Il Gazzettino, infatti, un amaro destino ha voluto che la donna si trovasse a passare lungo la stessa strada appena pochi minuti dopo che si era consumata la tragedia.

Milena Perini, in qualità di medico del lavoro, doveva recarsi ad un corso in Comune proprio a Pontelongo e da casa a Correzzola, sempre nel Padovano aveva preso la stessa strada che il marito stava  facendo invece per rientrare dopo avere smontato dal turno di notte per il suo lavoro come videofotosegnalatore al gabinetto interregionale della polizia scientifica del Triveneto.

Giunta nei pressi di via Roma la donna però aveva notato diversi mezzi dei vigili del fuoco e ambulanze fermi  sulla riva del fiume e aveva deciso di accostare la sua vettura e scendere per vedere se poteva dare un mano ai soccorritori. "Serve aiuto? Sono un medico", ha spiegato la donna ma subito dopo è bastato uno sguardo alla vettura in acqua, una Opel Corsa bianca, per capire che si trattava del marito poliziotto per il quale ormai non c'era più nulla da fare.

Comprensibile lo shock della donna ancora incredula per quanto accaduto. "Avevo un marito meraviglioso. Quello che è accaduto è assurdo" ha dichiarato Milena Perini, ricordando con commozione il marito scomparso: "Filippo amava la vita e faceva della solidarietà e dell'amore per il prossimo un suo stile di vita. Quando parlava dei piccoli malati di tumore, che non ha mai smesso di aiutare attraverso Città della Speranza, ripeteva che ogni bambino ha il diritto di diventare adulto". Per onorare la sua memoria e per confermare le sue volontà prima di morire la famiglia ha deciso di donare le cornee del poliziotto: "È il suo ultimo gesto d'amore, con la speranza che qualcuno attraverso i suoi occhi possa tornare a vedere".

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