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Aereo Chapecoense, “pilota ha nascosto che il carburante era finito, temeva revoca licenza”

A quanto confermato da fonti colombiane, l’aereo precipitato è effettivamente rimasto senza combustibile. Ma sembra che il pilota volesse nascondere di essere rimasto a secco temendo la revoca della licenza. In tal senso, le norme internazionali in materia di volo sono molto severe.
A cura di Biagio Chiariello
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Emergono nuove inquietanti verità sulla tragedia  del volo Lamia Airlines in Colombia con a bordo 77 persone, tra le quali i calciatori della squadra brasiliana della Chapecoense. Innanzitutto sembra confermata la causa della strage: “Possiamo affermare chiaramente che l'aereo non aveva carburante al momento dell'impatto, per questo iniziamo un processo di indagine per poter stabilire il motivo” ha detto il segretario della sicurezza dell'Aeronautica civile della Colombia, Fredy Bonilla. Quest’ultimo ha ricordato che le norme internazionali prevedono che un velivolo deve poter contare sul carburante sufficiente per coprire la rotta e avere una riserva aggiuntiva, oltre a poter contare su un aeroporto alternativo per poter atterrare in caso di emergenza. La riserva, ha aggiunto, deve assicurare all’aereo un autonomia aggiuntiva di 30 minuti. Secondo il Ceo della compagnia boliviana di charter, Gustavo Vargas, il comandante Miguel Quiroga, che era anche proprietario della LaMia, avrebbe modificato il piano di volo stabilito, che prevedeva un rifornimento di carburante a Bogotà. Sono i media sudamericani ad avanzare per l’ipotesi più sconvolgente: il pilota non avrebbe detto di essere rimasto a secco temendo la revoca della licenza di volo. ”Ma si può rischiare la vita per la sospensione o il ritiro della licenza?”, si chiede ora il responsabile dell'aviazione civile colombiana, Alfredo Bocanegra.

A bordo del volo LaMia 2933 c'erano 77 persone, tra cui giocatori, tecnici e dirigenti della squadra di calcio brasiliana della Chapecoense. I superstiti sono solo sei. Proprio per celebrare le vittime  migliaia di persone si sono riversate nella notte nello stadio Atanasio Girardot di Medellín, in Colombia. All'inizio del tributo sono state liberate al centro del campo 71 colombe. La folla ha osservato un minuto di silenzio in memoria “dell'eterno Chapecoense”, in memoria dei calciatori scomparsi mentre si recavano verso Medellín per disputare la finale della Coppa Sudamericana contro la squadra colombiana dell'Atlético Nacional. I presenti hanno poi inneggiato "Vamos, vamos Chape". Sugli spalti campeggiavano alcuni striscioni con scritte come "Siamo con te Chape" o "Siamo tutti Chapecoense".

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