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Aereo abbattuto, è guerra diplomatica sul ritrovamento delle scatole nere

Mentre continua a infuriare la discusione relativa al ritrovamento delle black boxes, ovvero dei cervelli elettronici che registrano tutte le informazioni relativi al volo di ogni aereo, una domanda continua a tenere banco tra gli addetti ai lavoro: perché un aereo civile si trovava a volare sopre una zona di guerra dove infuriano i combattimenti e dove sono stati abbattuti numerosi velivoli militari? E ancora chi e perché ha autorizzato la deviazione del Boeing 777-200ER dalla rotta usuale sulla Crimea a quella sui cieli di Donetsk? Queste sono tra le tante domande, senza risposta, su cui stanno provando a lavorare gli investigatori internazionale per fare chiarezza sulla tragedia del volo MH017.
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Nel clima di sospetti, tensioni e minacce successivo all'abbattimento dell'aereo di linea malese MH017, avvenuto due giorni fa sui cieli ucraini di Donetsk e che ha registrato la morte di 298 persone, s'infittisce il mistero delle scatole nere. Se questa mattina Alexander Boroday, primo ministro dell'auto proclamata Repubblica Popolare di Donetsk, aveva annunciato che il personale militare intervenuto sul luogo dell'impatto aveva rinvenuto le scatole nere del Boeing 777-200ER per custodirle a Donetsk e consegnarle unicamente nelle mani degli investigatori internazionali, poche ore dopo il suo vice Andrey Purgin ha affermato, intervistato durante la trasmissione "Govorit Moskva" (Parla Mosca), che gli oggetti ritrovati nelle scorse ore non sarebbero le black boxes indispensabili a fornire dati per le indagini.

La confusione, oltre che legata all'evidente instabilità politica e militare della zona, è di certo dovuta all'assenza di esperti di aviazione civile tra le fila della milizia indipendentista della Dnr (ovvero della Repubblica popolare di Donetsk) che, a quanto appreso, non avrebbero le competenze tecniche per poter fare luce anche sul ritrovamento, o meno, delle scatole nere. L'intervento degli investigatori dell'Ocse potrà, con tutta probabilità, contribuire a chiarire se gli oggetti rinvenuti dai primi soccorritori siano effettivamente le scatole nere o se si tratti di altri componenti dell'aereo abbattuto.

E nonostante la cronaca del disastro continui a non trovare tregua, a causa delle tensioni tra le due forze in capo, una delle domande principali non ha ancora trovato una risposta ufficiale: Come è possibile che un Boeing 777-200ER volasse sopra un'area dove è in corso una guerra? E soprattutto com'è possibile che sia stato autorizzato il passaggio su di un'area dove, proprio nelle ultime settimane, sono stati abbattuti numerosi velivoli da combattimento dell'aviazione Ucraina?

I dubbi e gli interrogativi sono tanti e si spera che gli investigatori internazionali intervenuti sul posto sotto le insegne dell'Ocse (ovvero l'Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo Europeo), possano fare chiarezza su quanto avvenuto in quei drammatici momenti, sul perché tanti innocenti abbiano perso la vita e, soprattutto, di chi siano le responsabilità penali e storiche di tale tragedia. La situazione, tuttavia, è resa ulteriormente difficile anche dalle tensioni tra separatisti del Donetsk e il governo di Kiev che, da entrambi i lati, sembra stiano utilizzando la tragedia del MH017 per alzare il livello dello scontro politico nazionale ed internazionale sul futuro dell'area.

Gli elementi a disposizione sono pochi e frammentati e suggeriscono, ad esempio, che la decisione di far transitare il velivolo malese su quella zona tormentata del territorio ucraino sia stata presa proprio dalle autorità di Kiev che, come in ogni paese, hanno la titolarità per individuare e tracciare le rotte per gli aerei in transito sui cieli nazionali. Nonostante nelle ultime ore, non ci siano state dichiarazioni ufficiali, è emerso – come conferma il sito specializzato flightaware.com –, che la rotta del volo MH017 sia stata sposta a Nord di circa 200 chilometri rispetto a quella utilizzata di norma dagli aerei di linea, a causa con tutta probabilità delle recenti tensioni in Crimea e del susseguente contrasto relativo alla titolarità della gestione di quello spazio aereo.

La Malaysia Airlines, così come tutte le altre compagnie di volo internazionali, traccia le proprie rotte perseguendo l'obiettivo di abbassare le spese tagliando il più possibile i costi del carburante. Questo, spiegano gli addetti ai lavori, si ottiene anche tracciando delle rotte il più possibili lineari rispetto al punto d'arrivo. Nel caso specifico, il volo era partito da Amsterdam ed era diretto a Kuala Lumpur, e il passaggio sui cieli dell'Ucraina è considerato – o per meglio dire lo era fino a quel drammatico 17 luglio, dopo il quale il paese è stato dichiarato off limits –, il corridoio migliore e più semplice per raggiungere la meta malese. Il 17 luglio, tuttavia, l'aeromobile MH017 ha compiuto, si suppone sotto indicazione dei gestori del traffico aereo ucraino – si suppone perché anche in questo caso mancano per ora conferme ufficiali –, una deviazione verso Nord di circa 200 chilometri, facendo transitare il velivolo proprio sopra i cieli di Donetsk dove è in corso la battaglia tra l'esercito regolare di Kiev e i separatisti dell'autoproclamata Repubblica popolare del Donetsk.

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La motivazione secondo cui il Boeing avrebbe cambiato rotta sarebbe da ricondursi proprio alla disputa relativa alla gestione dei cieli della Crimea tra Russia e Ucraina e, con tutta probabilità, le stesse autorità di Kiev avrebbero reputato più sicuro il passaggio del velivolo sui cieli dell'Ucraina orientale. La settimana scorsa le stesse autorità aeree di Kiev, avevano dichiarato no-fly zone lo spazio aereo orientale del paese per i velivoli che viaggiassero ad un'altitudine inferiore ai 7.900 metri d'altezza, mentre l'MH017 volava al momento della tragedia ad un'altitudine di circa 10.600 metri. È opportuno sottolineare che tale decisione – se assunta dai controllori di Kiev e non indipendentemente dalla compagnia di bandiera –, sia stata autorizzata in ogni caso dall'ufficio guidato da Luis Fonseca de Almeida, direttore regionale dell'Icao (Organizzazione internazionale dell'aviazione civile, agenzia autonoma delle Nazioni Unite) per l'Europa e l'Atlantico settentrionale. È stata infatti l'Icao, in precedenza, a stabilire “sicura” la navigazione sopra i cieli ucraini dando il via libera al transito delle flotte civili sulle zone orientali del paese nonostante i pericoli legati ai combattimenti in corso a terra.

Sembra evidente, dunque, che chi avrebbe dovuto sovrintendere alla sicurezza dei passeggeri, evitando anche la sola possibilità che l'aero potesse venir intercettato da un sistema di difesa missilistica attivo, non abbia fatto pienamente il proprio dovere.
Intanto, nonostante le condoglianze di tutto il mondo, continua lo scontro sul versante diplomatico relativo a chi abbia potuto azionale la batteria missilistica ex sovietica Buk 9K37 (principale indiziata al momento di essere la piattaforma antiaerea da cui sarebbe partito il missile Sam ritenuto colpevole di aver abbattuto il Boeing 777). Uno scontro che vede come principali contendenti i governi di Mosca e Kiev, quest'ultimo supportato apertamente da Washington, che si accusano di essere (direttamente o indirettamente) correi della tragedia.

Poche ore fa il Cremlino ha fatto sapere che quando il velivolo è stato abbattuto, e al contrario di quanto precedentemente affermato ufficialmente da Kiev, una batteria radar Buk dell'esercito ucraino era attiva nella zona di Donetsk. Secondo gli esperti militari russi, la presenza attiva di tale radar avrebbe potuto contribuire ad individuare e tracciare l'inconsapevole velivolo malese in transito in quel momento sull'area. A seguito di tale comunicazione le autorità ucraine, attraverso il portavoce Bogdan Senyk, hanno aggiustato il tiro, affermando che: “missili anti-aereo non sono stati schierati durante l'attuale operazione anti-terroristica (in corso nella zona orientale del Paese, ndr), [perché] già presenti sul territorio”.

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Subito dopo il vice ministro della Difesa russo, Anatolj Ivanovič Antonov, ha rimandato al mittente le accuse, piovute dai paesi occidentali, relative al coinvolgimento di Mosca nella vicenda. Il plenipotenziario del Cremlino ha, a sua volta, posto dieci domande alle autorità ucraine, tra cui: “come le autorità di Kiev stiano utilizzando in quella zona del paese le batterie Buk (visto che i ribelli, come convenuto a livello internazionale, non hanno a disposizione velivoli aerei, ndr); perché i controllori di volo ucraini abbiano autorizzato il velivolo MH017 a sorvolare una zona di guerra e perché quello spazio aereo non sia stato chiuso in precedenza; cosa risponde il governo all'indiscrezione secondo cui un testimone – un controllore aereo spagnolo in servizio in Ucraina –, avrebbe notato due velivoli militari ucraini in volo in prossimità del Boeing al momento del disastro”.

E in questi ultimi minuti il Segretario di Stato Nord americano John Kerry è tornato ad accusare i ribelli filorussi dell'abbattimento del velivolo, affermando che secondo un recente report delle agenzie di sicurezza la batteria antiaerea da cui sarebbe partito il missile incriminato del disastro sarebbe russa. Quest'ultima evidenza, a parere di chi scrive, tuttavia non sorprende particolarmente, poiché tutto l'arsenale militare presente in zona è di provenienza ex sovietica o russa.

Domande, tra le tante, che dovranno trovare una risposta rapida e limpida al fine di fare chiarezza su una delle più drammatiche pagine dell'aviazione civile internazionale.

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