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Addio scuola, ora si studia a casa: in Italia cresce l’unschooling

Dati non ufficiali riportano che più di mille bambini studiano a casa con mamma e papà. Altre centinaia in scuole “parentali” non riconosciute dallo Stato. Spesso si tratta di cattolici spaventati dalle “teorie del gender” che sarebbero insegnate nelle scuole pubbliche dopo la riforma Giannini.
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Sempre più bambini in Italia lasciano le scuole pubbliche e parificate per studiare a casa o in scuole “informali” gestite direttamente da genitori o da insegnanti scelti da loro. E’ il fenomeno dell’unschooling, diffuso da tempo negli Stati Uniti, e che sta prendendo piede anche da noi per i più svariati motivi.

Non ci sono statistiche ufficiali per l’homeschooling, cioè l’educazione a casa dei più piccoli, tuttavia Erika Di Martino, madri di cinque figli non iscritti ad alcuna scuola ed esperta della materia, stima che in Italia oltre mille bambini siano istruiti direttamente dai genitori senza mai mettere piede in un’aula. Il fenomeno sarebbe in aumento: la stima è di un 15% in più anno dopo anno. “Molti genitori – spiega – ritengono che il sistema scolastico tradizionale non sia all’altezza. Troppi compiti, orari troppo lunghi, mancanza di continuità dei docenti negli anni. Lo Stato destina sempre meno soldi alle scuole e non riesce ad aiutare seriamente bambini con problemi di dislessia o disgrafia. Ancora, ci sono bambini molto dotati rispetto alla media con insegnanti che non riescono a soddisfare i loro bisogni. I numeri in aumento sono dovuti al fatto che i genitori sono più attenti e si informano di più.”

E’ la stessa Costituzione italiana a consentire che i bambini non vadano a scuola, rendendo obbligatoria l’istruzione ma non esplicitando in quale forma. “E’ dovere e diritto dei genitori mantenere, istruire ed educare i figli, anche se nati fuori del matrimonio” recita l’articolo 30. Chi vuole evitare di iscrivere i propri figli a scuola deve, semplicemente, inviare una lettera alla direzione scolastica competente per territorio chiarendo di essere in grado di istruirli a casa. Chiunque può farlo, a prescindere dal titolo di studio. “D’altronde – chiarisce la Di Martino – per millenni sono stati i genitori ad educare i figli.”

Negli ultimi anni i bambini vengono ritirati da scuola anche per motivi religiosi. In particolare, sono genitori cattolici spaventati dallo spauracchio dell’indottrinamento sulle “teoria del gender”, recentemente attaccate duramente anche da papa Francesco. Teorie che sarebbero entrate prepotentemente in tutti gli istituti di ogni ordine e grado con la riforma Giannini, nota anche come "La buona scuola", fortemente voluta dal premier Matteo Renzi. In questi casi, però, i genitori si mettono insieme e finanziano una cosiddetta “scuola parentale”: scelgono una sede ed uno o più insegnanti per tenere lontani i propri figli dalla scuola pubblica.

La più famosa d’Italia si trova a Staggia Senese, frazione di duemila abitanti che si trova a Poggibonsi, in provincia di Siena e che si basa su alcuni principi cardine: attività di studio solo al mattino; classi di massimo dieci bambini; niente compiti e zaini leggeri; inizio della primaria a cinque anni;  educatori ben formati e capaci di trasmettere valori cristiani ai più piccoli, con lo scopo di “trasmettere il Paradiso agli alunni.”

Anche in questo caso, non è chiaro quante siano in Italia le scuole parentali, perché non esiste alcun censimento ufficiale. Quelle che ci sono, sono riunite nella Fisp, la Federazione Italiana Scuole Parentali, sul cui sito è spiegato che per diventare un docente “non è necessario nessun titolo di studio e nemmeno di avere esperienza nel settore dell’insegnamento, anzi avere una lunga esperienza in una scuola abbiamo constatato essere semmai un ostacolo a insegnare in modo totalmente nuovo come è appunto richiesto in una scuola parentale. E’ richiesto amore per i bambini, voglia di mettersi in gioco, base culturale abbastanza ampia da poter rendere facile il continuo aggiornamento richiesto per insegnare.”

Inutile provare a chiedere ulteriori spiegazioni: una tale Margherita dei "servizi informativi" della Fisp liquida bruscamente la richiesta di Fanpage: "al momento non rilasciamo interviste. Molte informazioni credo potrà reperirle in rete, alcune anche sul nostro sito."Insistiamo. Chiediamo di avere qualche dato sul numero di scuole parentali esistenti in Italia e su quanti alunni vengano seguiti al loro interno. La risposta è evasiva: "Non disponiamo di tali dati aggiornati, anche perchè le scuole parentali non avendo bisogno di autorizzazione alcuna vengono create di continuo .Inoltre, la nostra rete non comprende ovviamente tutte le esperienze di vario tipo."

Escludiamo il bambino dalla possibilità di confronto scolastico con i compagni di classe e la cosa ci irrita alquanto visto che la scuola da Costituzione Italiana è un diritto per tutti – spiegano due genitori di Forano Sabino, in provincia di Rieti, che hanno deciso di istruire da soli il figlio – ma è l’unico modo per prendere tempo senza incombere poi nell’inevitabile deviazione psicofisica del bambino. Ammettiamo che è un grande impegno, ma mai paragonabile alla serenità familiare che ha comportato questa scelta. A rafforzare la nostra decisione è stata la totale omertà dei docenti: a sentir loro questo nuovo indottrinamento sul gender non esisteva nemmeno e tuttora, continuano a negare.”

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