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Addio al filosofo Tzvetan Todorov, teorico del linguaggio dell’alterità

Tzvetan Todorov si è spento alla soglia dei 77 anni, a Parigi. Allievo di Roland Barthes, fu uno dei più grandi teorici del totalitarismo e dell’alterità.
A cura di Federica D'Alfonso
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Tzvetan Todorov
Tzvetan Todorov

Il filosofo bulgaro Tvetan Todorov è morto la scorsa notte, nella sua casa di Parigi. A soli diciotto anni si era trasferito in Francia per studiare con uno dei filosofi e linguisti più grandi dell'epoca: Roland Barthes. Divenuto famoso proprio come allievo del semiologo e linguista francese, Todorov è celebre anche per essere stato uno dei primi a far conoscere all'Europa la grande tradizione dei formalisti russi.

Nato in Bulgaria nel 1939, Tzvetan Todorov avrebbe compiuto fra poco 77 anni. Aveva scelto di vivere a Parigi, dove è stato ricercatore presso il Centro Nazionale della Ricerca Scientifica e direttore del Centro di Ricerca sulle Arti e il Linguaggio. Insegnante anche alla Yale University, visiting professor di Harvard, Columbia e Berkeley, Todorov è ricordato come teorico della letteratura, filosofo del linguaggio e intellettuale indissolubilmente legato alla scuola critica del decostruzionismo e degli Yale Critics (nel 1965 pubblica con Einaudi un libro epocale, l'antologia "I formalisti russi. Teoria della letteratura e metodo critico").

Ma il filosofo bulgaro è stato anche una voce fondamentale nella diffusione dei temi del totalitarismo e delle alterità, di cui Einaudi ha pubblicato alcune importanti testimonianze, come “La conquista dell'America. Il problema dell'altro” nel 1984 e “Noi e gli altri. La riflessione francese sulla diversità umana” nel 1989: testi in cui l'eco barthesiana è più intensa che mai. Scriveva in “Noi e gli altri”, un'opera del 1991:

Il turista è un visitatore frettoloso…non solo perché l'uomo moderno lo è in generale, ma anche perché la visita fa parte delle sue vacanze e non della sua vita professionale; i suoi spostamenti all'estero sono limitati entro le sue ferie retribuite. La rapidità del viaggio costituisce già una ragione della sua preferenza per l'inanimato rispetto all'animato: la conoscenza dei costumi umani, diceva Chateaubriand, richiede tempo. Ma c'è un'altra ragione per questa scelta: l'assenza di incontri con soggetti differenti, è molto riposante, poiché non mette mai in discussione la nostra identità; è meno pericoloso osservare cammelli che uomini.

Direttore di ricerca onorario al Centro Nazionale di Ricerca Scientifica di Parigi, ha ricevuto numerosi premi in Italia e all'estero, tra i quali, nel 2008, il Premio Principe delle Asturie per le Scienze sociali, il Premio Charles Lévêque dell'Accademia Francese di Scienze Morali e Politiche, il primo Premio Maugean dell'Académie Française e il Premio Nonino. Nel 2007 è stato vincitore del Premio “Dialogo tra i continenti” assegnato dal Premio Grinzane Cavour. Nel 2010 è stato ospite al Salone del Libro di Torino, ricevendo anche il Premio “Giuseppe Bonura” per la critica militante.

Tra le sue opere più famose, pubblicate da Garzanti, si ricordano “La letteratura fantastica” del 1970, “Di fronte all'estremo” del 1991, “Teorie del simbolo” (1984), “Il nuovo disordine mondiale” del 2003 e il recentissimo "Resistenti. Storie di donne e uomini che hanno lottato per la giustizia", pubblicato nel 2016.

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