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Scusaci, Touil. Non per l’arresto, ma per il processo e la condanna in piazza

Il marocchino arrestato perché ritenuto terrorista ha subìto un processo di piazza strumentalizzato da tutte le parti politiche. E questa tutto è fuorché difesa della sicurezza nazionale.
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Abdel Majid Touil è stato arrestato, processato e condannato in Italia con una velocità e una efficienza che mai avremmo sperato nella giustizia del nostro Paese. Solo che l'arresto l'hanno fatto non le teste di cuoio ma due vigili urbani e il processo e la condanna l'hanno fatto i nostri politici su Facebook e Twitter, con la complicità di gran parte dell'informazione italiana. L'Italia non poteva e non può ignorare le indagini svolte dai magistrati di Tunisi. Poteva, giustamente, nutrire sano scetticismo, ma non poteva ignorarle. Così come ancor oggi ha il dovere di andare avanti nell'approfondire ogni aspetto di questa storia.

Era necessario tutttavia evitare di tramutare l'arresto in una pantomima a scopo propagandistico strumentalizzata da tutti, da Matteo Renzi a Matteo Salvini. Non avevamo beccato Osama Bin Laden in bermuda ad Amalfi e l'abbiamo capito con ventiquattr'ore di ritardo. Troppe. Scusaci, quindi, Touil, per questo processo di piazza. Hai provato una gogna che in questo Belpaese hanno subìto e subiscono tanti.

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Giornalista professionista, capo cronaca Napoli a Fanpage.it. Insegna Etica e deontologia del giornalismo alla LUMSA. Ha una newsletter dal titolo "Saluti da Napoli". È co-autore dei libri "Il Casalese" (Edizioni Cento Autori, 2011); "Novantadue" (Castelvecchi, 2012); "Le mani nella città" e "L'Invisibile" (Round Robin, 2013-2014). Ha vinto il Premio giornalistico Giancarlo Siani nel 2007 e i premi Paolo Giuntella e Marcello Torre nel 2012.
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