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A Trento il MUSE di Renzo Piano: oggi si inaugura il nuovo Museo delle Scienze

Nell’area industriale dismessa della Michelin, 11mila metri quadrati di superficie su sette piani densi di innovazione, il MUSE è un viaggio sensoriale a 360° nella biodiversità del nostro Pianeta. Il 27 luglio alle 18 il taglio del nastro darà il via a una 24 ore no stop di eventi.
A cura di Clara Salzano
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Il MUSE è il primo museo che coniuga armoniosamente natura, scienza e tecnologia, senza trascurare l’attualità delle questioni etiche e sociali della realtà quotidiana, tra didattica e gioco, ecosostenibilità e realtà virtuale, tra scenari alpini e una serra tropicale. Sorge a ovest del centro storico di Trento, lungo la sponda sinistra del fiume Adige. Un progetto nato 10 anni fa con l’idea di trasformare il Museo Tridentino di Scienze Naturali in un moderno centro di divulgazione scientifica ad elevato tasso di tecnologia, dove toccare con mano la scienza e viverla come esperienza a tutto tondo.

Le Albere, Trento. Fotografo Alessandro Gadotti. Archivio TrentoFutura
Le Albere, Trento. Fotografo Alessandro Gadotti. Archivio TrentoFutura

Il MUSE, il nuovo Museo delle Scienze progettato da Renzo Piano nell’ambito del ben più ampio intervento di riconversione dell’area ex Michelin nel nuovo quartiere Le Albere, è già divenuto un nuovo landmark per la città di Trento e il territorio. Nonostante la sua vicinanza al centro della città, la zona era stata tagliata fuori dal contesto urbano circostante per la presenza della fabbrica e poi completamente trascurata con la sua successiva chiusura con la presenza della ferrovia. L'obiettivo primario dell'intervento dello Studio RPBW è di ristabilire questo rapporto, ricreando la densità e la stratificazione del centro della città nelle vicinanze.

MUSE e il Palazzo delle Albere. Fotografo Massimo Zarucco. Archivio Ufficio stampa PAT
MUSE e il Palazzo delle Albere. Fotografo Massimo Zarucco. Archivio Ufficio stampa PAT

L’edificio è costituito da una successione di spazi e di volumi, di pieni e di vuoti, adagiati su un grande specchio d’acqua sul quale sembrano galleggiare, moltiplicando gli effetti e le vibrazioni della luce e delle ombre. Sviluppa le sue funzioni in 2 livelli interrati e 5 livelli fuori terra. La sua forma, metafora della montagna, ordina e scandisce il percorso della mostra permanente: dall’alto verso il basso. Dal quarto piano, scendendo gradualmente, i visitatori percorrono un viaggio alla scoperta di ecosistemi e conformazioni geomorofologiche uniche (le Dolomiti), osservando le variazioni che si verificano in base all’altitudine e alle modificazioni del paesaggio dovute alla pluri-millenaria azione umana. Si passa dalle ambientazioni delle vette coperte dai ghiacci fino alla serra tropicale al piano interrato, in una sequenza di ambienti immersivi, spazi all’interno dei quali si è investiti da allestimenti, proiezioni e ricostruzioni acustiche del mondo naturale.

Ingresso, MUSE. Fotografo Massimo Zarucco. Archivio Ufficio stampa PAT
Ingresso, MUSE. Fotografo Massimo Zarucco. Archivio Ufficio stampa PAT

Il concetto espositivo mira a ricondurre alla forma di museo le attuali tematiche ambientali. ll visitatore intraprende un percorso sensoriale tra scienza e natura, può vivere una narrazione verticale che racconta il cambiamento degli ecosistemi alpini, scendendo dal ghiacciaio al fondovalle, e una narrazione orizzontale che induce a riflettere su temi globali e planetari. Il percorso circolare in discesa ricorda il Guggenheim di New York: tutte le gallerie si affacciano su un vano centrale, grande vuoto che permette con un rapido colpo d’occhio di abbracciare l’intera collezione. Di grande impatto è infatti la presenza di animali tassidermizzati che fluttuanno nello spazio verticale su pedane sospese.  A fare da sottofondo, suoni, illuminazioni e immagini vengono proiettate nel “grande vuoto”.

MUSE. Fotografo Claudia Corret, Archivio MUSE Museo delle Scienze
MUSE. Fotografo Claudia Corret, Archivio MUSE Museo delle Scienze

Il progetto degli allestimenti è stato sviluppato parallelamente alla definizione del programma scientifico-didattico. L’idea di base è stata quella di mirare a un “allestimento invisibile” che non prevalesse sul contenuto. Ecco quindi l’idea di “Zero Gravity”, ovvero della sospensione tramite cavi sottili di acciaio di tutti gli oggetti: tavoli, ripiani, pannelli, monitor, fotografie, reperti, tutto è sospeso nello spazio e anche nel tempo. Lo spazio così disegnato viene in tal modo popolato e il visitatore entra in un mondo fantastico dove, come spettatore e contemporaneamente attore, è in grado di percepire e comprendere le connessioni e le sinergie tra natura e scienza.

MUSE. Fotografo Claudia Corret, Archivio MUSE Museo delle Scienze
MUSE. Fotografo Claudia Corret, Archivio MUSE Museo delle Scienze

Molte infatti le sezioni interattive pensate per spiegare, con animazioni e immagini, come funzionano le tempeste atmosferiche e cosa sono esattamente i cambiamenti climatici. Gran parte di quanto è esposto chiede il coinvolgimento del visitatore del museo, a cominciare dal "labirinto della biodiversità", una ricostruzione indoor di un sentiero di montagna, con 26 ambienti interattivi che illustrano flora e fauna dei diversi habitat. Dopo gli animali in tassidermia al terzo piano si parla di geologia, storia mineraria e rischi ambientali al secondo piano, con sezioni dedicate a come affrontare alluvioni e dissesti. Il primo piano invece è interamente dedicato all'evoluzione, dai primi uomini a quelli del futuro.

Quando si conclude un progetto, improvvisamente quell’edificio non è più tuo, ma appartiene alla comunità, a cui ora spetta abitare questi ambienti, costruendo e sviluppando conoscenza. L’elemento umano è una dimensione fondamentale di questa architettura, assieme alla luce, alla gioiosità, all’allegria. Così l’ingresso del MUSE diventa una sorta di luogo pubblico pensato per la gente, che prosegue all’esterno, nel prato e nel nuovo quartiere, collegato attraverso un sottopasso al cuore della città. In queste sale, che alternano spazi di luce e ombra, tutti saranno i benvenuti. L’architettura deve essere gioiosa, deve coltivare tenacemente l’idea che i luoghi per la cultura sono luoghi di civiltà e di incontro, in cui ritrovarsi e partecipare della stessa gioia.

Renzo Piano

MUSE. Fotografo Alessandro Gadotti. Archivio TrentoFutura
MUSE. Fotografo Alessandro Gadotti. Archivio TrentoFutura

Il rapporto dialettico tra sviluppo e sostenibilità ambientale e il rapporto con la società contemporanea, sono i valori sui quali si è sviluppato l’intero progetto MUSE. Dalla riqualificazione dell’area ex Michelin di Trento, nella quale è sorto, all’utilizzo di materiali naturali e fonti di energia rinnovabili, tutto è pensato e studiato con un finalità ben precisa: l’innalzamento degli standard della qualità della vita vegetale e il risparmio energetico. Il MUSE è così diventato il primo museo italiano a ricevere l'ambita certificazione LEED® NC 2.2 Gold, “l'oro” della sostenibilità, rilasciata dall'ente certificatore GBCI (Green Building Certification Institute) di Washington D.C., costituendo un nuovo benchmark nel settore. Tale certificazione è frutto di una composizione integrata di strategie in diversi ambiti di prestazioni dell’edificio e del suo rapporto con il contesto: dalla scelta dei materiali e le modalità di gestione delle attività di costruzione, alla relazione con  il contesto insediativo e dei servizi, dalla relazione degli utenti dell'edificio con la rete dei percorsi pedonali e dei servizi di trasporto collettivo, fino alle strategie estremamente efficaci di riduzioni dei consumi energetici ed idrici.

Il MUSE dunque si propone come promotore privilegiato di uno sviluppo eco-sostenibile. Natura, ambiente e attenzione per la qualità della vita sono i temi che il museo declina in ogni sua forma, dall’architettura all’edilizia, dalle esposizioni alla ricerca (http://www.muse.it/Pages/default.aspx).

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